Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
2016 15 marzo – Articolo di Carlo Triarico su Repubblica: “Perché difendo l’agricoltura biodinamica”

2016 15 marzo – Articolo di Carlo Triarico su Repubblica: “Perché difendo l’agricoltura biodinamica”

“Perché difendo l’agricoltura biodinamica” di Carlo Triarico.

L’agricoltura biodinamica è salita alla ribalta della cronaca ed è al centro di incontri, trasmissioni televisive e prese di posizioni sui giornali. Coltivare senza avvelenare non è primato da poco. Se poi i prodotti sono eccellenti, si dà lavoro a migliaia di persone e le esportazioni crescono.  A fronte di numerosi articoli scritti da prestigiose firme, sono però comparsi, su alcuni giornali e siti internet, attacchi animosi. La biodinamica è stata accusata di essere “stregoneria antiscientifica” di “ciarlatani, cantastorie e contaballe”. “Il Foglio” cita a supporto una nota della senatrice Elena Cattaneo che, in articoli su “Repubblica”, definisce la biodinamica come pratica basata su “astrologia e altre superstizioni”, cui preferisce un’agricoltura italiana transgenica e vigneti OGM. Si tratta di accuse contro la bioagricoltura, sposate anche da Paolo Mieli sul Corriere della Sera. Considerando che l’agricoltura biologica e biodinamica è in costante ascesa, c’è però la necessità di aprire sul tema un serio confronto. Già oggi l’11,2 % della superficie del Paese è coltivato in bio, con un fatturato annuo di 3 miliardi e 600 milioni di euro. È biodinamica la proprietà di Ecor Naturasì, il più grande distributore italiano del settore e principale catena italiana di supermercati specializzati. Biodinamico è Natura e Alimenta, il più grande consorzio del latte biologico. Sono biodinamiche importanti realtà agricole italiane, tra cui Fattoria Di Vaira, la più grande azienda agricola del Molise. Lì difficilmente si praticherebbe la stregoneria, essendo proprietà di una fondazione presieduta dal vescovo di Campobasso. Solo le imprese italiane di produzione e trasformazione aderenti al marchio Demeter, il logo storico dell’agricoltura biodinamica diffuso in oltre 40 paesi, raggiungono un fatturato totale di 445 milioni di euro e nonostante ciò l’Italia non riesce a soddisfare tutta la richiesta estera di prodotto. La biodinamica si avvale di disciplinari e protocolli pubblici e pratiche agronomiche ormai consolidate (oltre due milioni di ettari certificati al mondo). Essendo la capostipite dell’agricoltura biologica, non fa uso di pesticidi, fertilizzanti di sintesi e diserbanti. Non inquina e aumenta la fertilità della terra. Diversi atenei del Paese (Firenze, Pisa, Padova, Catania, Pollenzo) hanno ospitato studi, corsi, master o dottorati di ricerca su questa disciplina. L’Università Federico II di Napoli ha annunciato di voler istituire un corso di laurea in agricoltura biologica e biodinamica, come auspicato dal Ministro dell’Agricoltura Martina.  Il nostro Paese è rinomato per la sua agribiodiversità, la varietà di suoli agricoli, piante coltivate e animali allevati. Alcuni ritengono che tutto questo debba essere abbandonato a favore dell’utilizzo di potenti insetticidi e di poche varietà estere di piante e fertilizzanti proprietà delle multinazionali. Occorre però riflettere attentamente sul futuro modello di sviluppo ed evitare toni estremistici. Ragioniamo allora sul Contributo 99 della “Carta di Milano” prodotto in Expo, ormai un manifesto per il nuovo modello agricolo. Esaminiamo i protocolli innovativi applicati in biodinamica. Chiamiamo all’alleanza diverse culture e professionalità e lavoriamo a una riforma agraria, ormai ineludibile. È quanto ha proposto un convegno organizzato a febbraio dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, il FAI e la Fondazione Feltrinelli.  Davanti ad oltre 600 convegnisti, hanno portato un contributo eminenti personalità della ricerca e della cultura internazionale (il Commissario europeo alla salute Andriukaitis, il viceministro dell’Agricoltura Olivero, il principe Carlo d’Inghilterra, il cancelliere dell’Accademia Pontificia delle scienze Sorondo, il presidente onorario della “Fondazione Feltrinelli” Veca, la fondatrice del FAI Crespi e il vicepresidente Magnifico, il presidente della Fondazione “Edmund Mach” Segrè, il presidente di Federbio Carnemolla, la Senior Officer FAO Scialabba, la presidente del Comitato scientifico per Expo già preside di Agraria alla Statale di Milano Sorlini) oltre a diversi docenti universitari, imprenditori e  giornalisti. Non si tratta certo di sprovveduti visionari. Di primo acchito gli strumenti della biodinamica possono apparire stravaganti, se non si conosce il metodo e dato che non è stata finanziata la ricerca. Ma ora che l’Italia è il primo esportatore europeo di questi prodotti, vale la pena studiare i preparati biodinamici a base di piante, trasformate nelle migliori condizioni per favorirne l’efficacia. Il “cornoletame” – così dileggiato per il suo curioso nome – è in realtà un preparato a base di letame e di corno di vacca, due ingredienti da sempre usati dagli agricoltori per la fertilità. Ne deriva un humus di altissima qualità. Dobbiamo tenerne conto: a dicembre sono cadute il 91% di precipitazioni in meno rispetto alla media stagionale e a gennaio i millimetri di pioggia sono stati gli stessi di quelli di agosto. Dal biodinamico arriva un potenziale antidoto alla siccità e all’intensificarsi di eventi climatici estremi. I terreni così coltivati, concimati con i preparati biodinamici, sono in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali. Una straordinaria proprietà che dipende dalla ricchezza (fino al +70%) di humus, la preziosa componente organica del suolo, capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso. In Australia si coltivano ormai centinaia di migliaia di ettari aridi con la biodinamica. L’azienda biodinamica egiziana Sekem ha reso fertili 20 mila ettari di deserto, su cui lavorano oggi 10 mila agricoltori. È la più grande comunità musulmana in una regione dove con la stregoneria non si scherza. La biodinamica è una delle prospettive concrete per far ripartire l’economia dell’Italia, per creare nuovi posti di lavoro e per difendere il nostro territorio, grande attrattiva per il turismo. L’attenzione del Ministro Martina verso la bioagricoltura italiana è dunque un serio atto di responsabilità per un settore in cui l’Italia eccelle e che cresce ogni anno con percentuali a due cifre. Abbiamo tutte le condizioni per diventare una piattaforma mondiale dell’agroecologia. Rafforziamo allora la ricerca scientifica sull’agricoltura biologica e biodinamica e fermiamo un’anacronistica caccia alle streghe. Serve un’alleanza coraggiosa tra ricerca, sistema sanitario, politica e agricoltura per il futuro della terra e la salute degli uomini.

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