Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
BETTER TRAINING FOR SAFER FOOD

BETTER TRAINING FOR SAFER FOOD

di Sabrina Menestrina
(dal Secondo Notiziario 2014)

Bees castleAvendo partecipato nell’estate 2013 a Praga ad un corso sulla salute delle api organizzato dalla Unione Europea destinato ai veterinari di tutta Europa, Jean Michel Florin mi chiese di parlarne al Convegno e di raccontare quale fosse la situazione generale in EU.
Prima di tutto è opportuno accennare alle politiche comunitarie che hanno portato alla decisione di istituire un tale percorso di formazione “senza frontiere”.
Torniamo al dicembre 2010, a Bruxelles, quando la Comissione informa il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa sulla situazione di salute delle api, partendo dal presupposto che la popolazione di api (Apis mellifera) dell’UE svolge un ruolo importante sia per l’impollinazione che per la produzione di miele e di altri prodotti dell’apicoltura.
A tale scopo la UE aveva stabilito alcune norme armonizzate intese a proteggere e a mantenere la salute delle api, mentre demandava agli Stati membri la possibilità di disciplinare altri aspetti dell’apicoltura e delle attività connesse.
Gli apicoltori e le relative associazioni, dal canto loro, svolgevano attività in altri ambiti non regolamentati come l’attuazione di buone pratiche e orientamenti in materia di apicoltura. Si sapeva che questo sistema complesso aveva funzionato efficacemente per decenni, mentre nel 2010, tuttavia, in diversi paesi all’interno e al di fuori dell’UE era stato registrato un aumento della mortalità delle api.
Risultava essere importante proteggere la salute della api in maniera proattiva, tenendo conto delle specificità dell’apicoltura, dei diversi operatori coinvolti e dei principi di proporzionalità e sussidiarietà.

La strategia per la salute degli animali nell’Unione europea (2007-2013 – “Prevenire è meglio che curare”) era stata adottata nel 2007, e seguita nel 2008 da un piano d’azione specifico raggruppato attorno a quattro pilastri:

• la definizione delle priorità dell’intervento UE;
• un ambito europeo per la salute degli animali;
• miglioramento della prevenzione, sorveglianza e tempestività d’azione;
• scienza, innovazione e ricerca.

I partenariati e la comunicazione con le parti interessate risultavano essere due principi fondamentali della strategia. Venivano inoltre esaminate possibilità di iniziative non legislative intese a promuovere fra i produttori un livello più elevato di responsabilità e di presa di coscienza in relazione alle malattie.

In particolare, negli anni precedenti al 2010 era stato più volte segnalato un aumento della mortalità delle api tanto all’interno quanto all’esterno dell’UE e questo aveva sollevato grave preoccupazione in tutto il mondo, ma gli studi scientifici non erano in grado di determinare né le cause precise né la portata di questo incremento della mortalità.
Si sapeva che la salute delle api era legata a numerosi fattori di varia natura (batterica, virale, parassitaria ecc.), alla disponibilità di trattamenti adeguati, alle specie invasive e alle alterazioni dell’ambiente.
Naturalmente tra gli altri fattori da prendere in considerazione figurava anche l’uso dei pesticidi in agricoltura, perlomeno allo scopo di chiarire se ed in quale misura questi incidessero sulla salute delle api.

Per quanto riguardava gli organismi geneticamente modificati (OGM), la Commissione continuava a seguire con la massima attenzione gli eventuali sviluppi in materia.

Le norme di polizia sanitaria esistenti per la protezione della salute delle api nell’UE prevedono anche una certificazione e norme per i movimenti di api fra Stati membri.
Si trattava di norme intese a prevenire e contrastare una serie di malattie delle api, in particolare la peste americana e la peste europea, il piccolo scarabeo dell’alveare e l’acaro Tropilaelaps, che possono diffondersi con i movimenti di api. Il piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida) e l’acaro Tropilaelaps sono esotici nell’UE. La loro notifica è quindi obbligatoria affinché gli Stati membri possano intervenire immediatamente in caso di insorgenza.

Le norme illustrate sopra non riguardavano tuttavia l’importante parassita delle api (Varroa), presente e ormai ben insediato nell’UE, poiché l’applicazione di restrizioni ai movimenti di api non limiterebbe la diffusione di questo agente patogeno e imporrebbe un onere considerevole per gli apicoltori.
Altre malattie ritenute endemiche nell’UE erano trattate allo stesso modo.

Poiché il piccolo scarabeo dell’alveare e l’acaro Tropilaelaps hanno provocato gravi perdite nel settore dell’apicoltura dei paesi in cui sono stati introdotti, le norme di importazione dell’UE stabiliscono che possano essere importati da paesi terzi solamente api regine e colonie di bombi provenienti da centri la cui biosicurezza è garantita. Il rispetto di queste norme di polizia sanitaria è verificato all’ingresso nell’UE ai posti frontalieri di ispezione veterinaria, in cui veterinari ufficiali effettuano controlli documentali, di identità e fisici.

Era sempre più evidente che nasceva l’esigenza di conoscenze scientifiche e tecniche adeguate in relazione alla salute delle api.

Secondo il progetto EFSA del 2009 intitolato “Mortalità delle api e monitoraggio delle api in Europa”, erano numerosi i fattori che concorrono alla diminuzione della popolazione delle api.
Fra i fattori presi in considerazione figurano le malattie e i parassiti delle api, l’avvelenamento da pesticidi, gli effetti degli organismi geneticamente modificati e lo stress legato ai cambiamenti a livello di alimentazione e di condizioni climatiche.

Poiché fino ad oggi non è stato stabilito un nesso diretto di causalità fra l’aumento della mortalità delle api e sostanze o agenti specifici, non è ancora chiaro quali siano i passi da compiere per combattere efficacemente questo fenomeno.
In mancanza di dati e risultati delle azioni di monitoraggio, risulta impossibile comprendere quale sia la situazione effettiva e, di conseguenza, adottare provvedimenti adeguati per la salute delle api. A questo proposito è chiaro tuttavia che il monitoraggio svolge un ruolo fondamentale. E’ a seguito di questa necessità che Commissione ha avviato un programma pilota di monitoraggio alla fine del 2011, l’EPILOBEE di cui diremo più tardi.
È di fondamentale importanza effettuare esami uniformi e scientificamente validi per ottenere diagnosi affidabili delle malattie e per applicare le misure di controllo e di eradicazione necessarie.
I laboratori di riferimento dell’UE svolgono un ruolo importante a livello internazionale in ambiti quali la normalizzazione dei metodi di analisi.

L’attenzione alla salute delle api è stata intensificata nel quadro dell’iniziativa “Migliorare la formazione per rendere più sicuri gli alimenti”.
(BTFS-BETTER TRAINING FOR SAFER FOOD)
Un totale di 320 partecipanti provenienti da tutti gli Stati membri dell’UE e anche da sette paesi terzi ha ricevuto, dal 2010 al 2013, una formazione su tutti gli aspetti della salute delle api e dell’apicoltura. I 7 corsi di formazione svolti comprendono le norme sanitarie dell’UE per gli scambi all’interno dell’Unione e per le importazioni dai paesi terzi. I corsi realizzati sinora hanno fornito conoscenze aggiornate ai veterinari e funzionari governativi che hanno potuto così approfondire la comprensione dei problemi relativi alla salute delle api.
Questi funzionari europei e dei paesi terzi dovrebbero fungere da catalizzatori migliorando, nei rispettivi paesi, la sensibilizzazione e la cooperazione fra autorità competenti e gruppi interessati a livello nazionale, regionale e locale.
Ritengo ora importante riassumere gli scopi dei piani di sorveglianza e monitoraggio europeo (il progetto EFSA, il COLOSS network, EPILOBEE, il BEEDOC, lo STEP):
• la descrizione di programmi di sorveglianza attivi in tutta Europa
• la creazione, dai programmi descritti, di un banca dati comune
• la recensione di letteratura rilevante relativa ai fattori causali di mortalità
• lo sviluppo e incremento dei sistemi europei di sorveglianza, soprattutto per le malattie denunciabili
• lo sviluppo di sorveglianza su un campione rappresentativo di apicoltori
• la raccolta di dati comparabili da sistemi di sorveglianza attivi in Europa
• standardizzazione e analisi del trend a livello europeo
• emanazione di raccomandazioni per ulteriori miglioramenti
• l’utilizzo di indicatori comuni per analizzare anche altri elementi, non solo la mortalità invernale.

Vorrei spendere alcune parole sul EPILOBEE, progetto epidemiologico sulla mortalità delle api organizzato dalla Commissione EU che ha portato anche alla nomina di un laboratorio europeo di riferimento (ANSES Sophia-Antipolis in Francia). Questo lavoro nasceva inizialmente come progetto pilota di 4-5 stati membri, ma è stato poi approvato per tutta l’Unione Europea.
La decisione venne votata nel maggio 2012 e l’attesa era di visitare 3385 apiari (145 -396 per stato membro) con tre visite predeterminate: nell’autunno 2012, in primavera 2013 – con una prima stima della mortalità – e a fine estate 2013.
La prima visita ha avuto luogo tra metà luglio 2012 (in Svezia) e metà dicembre 2012 (in Spagna) e in Italia a ottobre 2012. In tutta l’Unione Europea sono stati ispezionati complessivamente per tre volte 33.346 alveari.
Il centro di referenza europeo presenterà i risultati di questa prima fase della ricerca alla Commissione europea a metà febbraio 2014 a cui seguirà una pubblicazione scientifica.
Ma intanto questo studio ha evidenziato come primo risultato un aumento dei contatti e delle relazioni.
 tra gli apicoltori e i servizi veterinari, nell’ordine del 69,1%
ï‚· tra gli apicoltori del 50 %
 tra gli apicoltori e il ministero dell’agricoltura, del 41,2 %
ï‚· tra apicoltori e vicini (ad esempio agricoltori), del 10.3%
Altrettanto interessante è stato capire come è strutturato il gruppo di lavoro sulle api in seno alla Commissione Europea perché vi partecipano membri della Direzione Generale Agricoltura, della DG Imprese Industria, della DG per la Salute ei Consumatori, della DG Ricerca e della DG dell’Ambiente.
Insomma, anche in seno alla EU le api creano relazioni!
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Vi aggiorno anche che il 7 aprile 2014 la Commissione Europea ha invitato ad una
conferenza a Bruxelles sulla salute delle api e ha portato gli esiti del progetto EPILOBEE ai 400 convenuti. Il Presidente Tonio Borg, Commissario per la Salute, ha aperto i lavori raccontando di questa attività senza precedenti, primo inventario ufficiale sulla mortalità delle api nell’UE eseguito in modo volontario dai veterinari di 17 paesi membri, ma allarmando contestualmente la platea sullo stato di salute di tutti gli impollinatori, che non sono sotto stretta sorveglianza. Le nuove informazioni scientifiche hanno il potenziale di produrre nuove leggi e nuove prassi con un limite di quanto è facoltà della Commissione, ma devono stimolare importanti cambiamenti a livello locale. Il dato emerso dallo studio è incoraggiante perché la mortalità risulta bassa in molti paesi importanti, anche se più imponente (si vedano le tabelle) in alcuni altri. Il tasso di mortalità accettabile in Europa è del 10%, ma è superato in 2/3 dei paesi.
In considerazione del fatto che solo un dialogo regolare e buone prassi potranno fornire un aiuto concreto agli apicoltori (salute non solo delle api ma anche dell’apicoltore), nell’Europarlamento il prossimo mandato contemplerà un gruppo dedicato all’apicoltura. Altri interventi hanno portato dati quale il valore dell’impollinazione in Europa (20 miliardi di euro) e un auspicio di aumentare i finanziamenti agli apicoltori in quanto l’apicoltura non è da considerarsi un’attività lucrativa, ma sociale. Si rilevano ancora picchi di mortalità in certe regioni (30%) dovuti a tossicità cronica da contaminazione delle cere o esposizione a prodotti concianti che producono una contaminazione costante e grave non solo per le api. Le api si possono anche considerare “animali sentinella” o “campanelli d’allarme” per la salute dell’uomo. L’agricoltura intensiva riduce la quantità di fiori in molte aree, favorendo il nomadismo e l’aumento di fattori stressanti per le api cui consegue un aumento della mortalità e dunque delle importazioni (anche di nuovi virus e parassiti). Anche in considerazione che il 35 % della nostra alimentazione dipende dalle api, vanno seriamente presi in considerazione i tre più importanti fattori di rischio per le api:
1) pesticidi
2) varroa
3) dieta

nonché, a seguire

4) la conduzione delle colonie
5) malattie
6) predatori
7) cambiamenti climatici e
8) OGM.

In generale ci si è anche chiesto in quale misura possa essere possibile l’uso di pesticidi in presenza di api, considerando che il sistema normativo dovrebbe essere più rigoroso per consentirne un uso sostenibile e vigilando sui requisiti tecnici e sui macchinari a garanzia di un livello elevato di salute animale e ambientale. Andrebbe attentamente valutata la concessione di autorizzazione di agrofarmaci se ci sono effetti trascurabili su api, approfondendo l’analisi degli effetti delle sostanze su larve e comportamento degli adulti, valutando anche i rischi di residui su polline, nettare, acqua e nuvola di polvere.
Tra i relatori anche Markus Imhoof regista di More Than Honey – Un mondo in pericolo.
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In calce, aggiungo che EPILOBBE ha il limite di essere uno studio relativo alla mortalità delle api causate da malattia, mentre proprio in queste settimane assistiamo ad una nuova imponente mortalità in Italia con cause dovute perloppiù ad inquinamento da presidi utilizzati in agricoltura.
Emerge che diventa urgente abrogare pratiche inutili sostituendole rapidamente con pratiche utili, non solo alle api, ma all’ambiente e all’uomo.

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