Con gli occhi degli ultimi
di Carlo Triarico
Articolo pubblicato su L’OSSERVATORE ROMANO – domenica 8 luglio 2018Â
L’azione pragmatica per l’ecologia integrale richiederà coraggio, dedizione generosa, responsabilità , essere anche pronti a dare tutto, nella consapevolezza di avere davanti forze molto organizzate. Si tratta di interessi particolari contro il bene comune, pronte alla violenza e a manipolare l’informazione per portare a segno i propri progetti. Ma bisogna sapere che l’ingiustizia non è invincibile e quindi la missione è di non tacere, lavorare per il cambiamento con obiettivi concreti, con la forza della speranza e la gioia che proviene dalla consapevolezza che le tirannie non hanno durata. Abbiamo davanti a noi punti di catastrofe dove operare con urgenza: le terre espropriate a chi le coltiva, le culture indigene calpestate, l’atteggiamento predatorio del nuovo colonialismo, la cultura del consumismo e dello scarto. Sono tutti fattori che definiscono uno scenario che avvicina la terra alla morte ecologica e le cui responsabilità sono note, come le cure. Non si tratta di una disciplina accademica: dentro ci sono donne e uomini ed esseri viventi che soffrono e muoiono. Un danno in un luogo della terra ha ripercussioni sull’economia globale, fino ai paesi più ricchi. Si compie così, in questi eventi, il precetto evangelico per cui il male fatto agli ultimi è fatto a Dio, alla casa comune in cui tutto è interconnesso, dunque a noi stessi.
Simili pensieri, tratti dalle parole che Francesco ha rivolto ai partecipanti alla Conferenza per l’ecologia integrale organizzata dal Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale, sono circolati nei lavori che hanno definito, nella seconda giornata, obbiettivi e passi immediati per un’azione civile. Il cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno ha indicato così anche l’azione sociale della Chiesa, non una dottrina, ma uno stile di vita da diffondere con l’esempio, con lo stile gandhiano parco, oggi atteggiamento necessario perché altri possano vivere. E il riferimento a Gandhi è riecheggiato più volte nella consapevolezza di una dura battaglia da dover condurre con la nonviolenza. Così hanno testimoniato dagli Stati Uniti gli attivisti di 350.org fondata da Bill Mckibben, che ha avviato un movimento globale capace di mobilitare i cittadini per fermare le nuove trivellazioni e le condotte di petrolio e dirigere così, verso una finanza virtuosa, gli investimenti delle grandi aziende. Gruppi di suore statunitensi presenti in sala ne hanno dato testimonianza, loro sono state pronte a farsi arrestare con gli altri per dare corpo al cambiamento.
Quella per l’ecologia integrale definita nella Laudato si’ è una lotta contro il tempo, che per ora stiamo perdendo. Le testimonianze di chi è in prima linea sono agghiaccianti. Sono donne e uomini posti davanti all’abisso. Uno sciamano della Groenlandia spiega che sparisce un mondo, lo strato di ghiaccio che è la sua terra è passato da una profondità di 5 chilometri a una di 2 in sessant’anni e al posto del ghiaccio sorgono migliaia di nuovi fiumi, la cui portata raggiunge ormai un milione di litri al secondo. Un ground zero del cambiamento climatico, raccontato anche dagli abitanti delle isole del Pacifico, che hanno abbandonato buona parte dei loro villaggi a causa dell’innalzamento dei mari di un metro e che sanno ormai che in pochi anni la loro terra scomparirà del tutto. I testimoni della terra contesa hanno parlato, dalla grande foresta amazzonica, dove gli indios sono martirizzati, dal grande bacino del Congo, uno dei principali polmoni della terra colpito con violenza, come ha ricordato. L’Africa è una terra di conquista per le risorse e il suolo, con intere nazioni soggiogate per fornire commodity alla finanza speculativa. Il cibo stesso è stato ridotto a materia prima degli strumenti finanziari. Sottrarre temporaneamente una parte del cibo per dirigere i rendimenti dei “futuresâ€, pilotarne il prezzo ingiusto, rende molto ad alcuni. Il cibo mancante è però sempre quello degli ultimi, causa del loro sterminio per fame. Ma ci può essere anche una finanza per il bene comune. Innanzitutto occorre avviare un’azione per moratorie sulla speculazione finanziaria a partire dal cibo, una carbon tax, disincentivi stabiliti su criteri efficaci ed equi, in attesa di nuove regolamentazioni che impegnino le istituzioni e i mercati. Già rispettare, come necessario, gli obiettivi definiti nella Cop21 e negli accordi di Parigi porterebbe a un innalzamento globale della temperatura con effetti devastanti per ampie aree della terra. L’innalzamento limite per salvare gli ultimi della terra è, invece, il solo umanamente accettabile ed è di 1,5°. Sono allora sensate misure giuridiche e finanziarie straordinarie, come farebbe un malato a cui è stata diagnosticata una malattia mortale. L’economista Pierre Larrouturou ha indicato una prospettiva concreta di portata epocale per i cambiamenti climatici. Occorre portare su nuovi investimenti il denaro che viene detto non esserci, perché non c’è mai stato tanto denaro sulla terra come in questo momento, ma è prevalentemente destinato alla bisca delle speculazioni finanziarie ed è sottratto all’economia reale. Alla Germania, un motore economico d’Europa, mancano 50 miliardi per convertire la sua economia produttiva. All’Europa ne servirebbero 1000. Gli esperti dicono che non solo si salverebbe l’ambiente, ma anche l’economia e l’occupazione, calcolando un incremento tra 5 e 6 milioni di nuovi posti di lavoro. 1000 miliardi: quanto è stato emesso in poco tempo per salvare le banche dalla crisi che hanno creato. Nella conferenza è stato proposto dunque un nuovo Piano Marshall. Istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale dovranno intervenire, insieme agli stati, alle istituzioni laiche e religiose, a ciascuno con l’esempio di coerenza e integrità . Le prossime tappe dei vertici internazionali, a partire dal Vertice Cop24 sul clima, programmato a Katowice (Polonia) a dicembre, dovranno divenire una road map della mobilitazione permanente.
La Conferenza è stata un esempio di qualità dell’organizzazione e di apertura e dialogo che produce azioni verso l’economia circolare; la transizione che non lasci nessuno indietro; un’agricoltura ecologica, poiché i contadini, prime vittime dei cambiamenti climatici e della predazione di risorse, possono essere motore di un movimento popolare per l’ecologia integrale. Occorre praticarla l’economia della solidarietà , con una moratoria del debito per i paesi a rischio, individuando dissuasori e incentivi per il rispetto della casa comune; ottenendo trasparenza e conoscenza sui processi politici ed economici durante la loro determinazione. Per regolare i nuovi fenomeni che hanno messo in crisi i sistemi tradizionali servono nuove autority internazionali e nuovi criteri per giudicare l’efficienza economica. Infine occorre dare una dimensione spirituale, non solo tecnica, ossia mobilitare ovunque le coscienze, le popolazioni, i religiosi, i laici, gli atei e condividere in un dialogo interculturale il nuovo paradigma, guardare il mondo con gli occhi degli ultimi, delle popolazioni indigene e delle nuove generazioni cui il mondo è oggi conteso.
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