Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
IL BIO ORTO SCUOLA ANGELO RAFFAELE A VENEZIA

IL BIO ORTO SCUOLA ANGELO RAFFAELE A VENEZIA

di Gabriella Bondi

 Sul gentile invito di Sabrina Menestrina vi racconto l’esperienza del  piccolo Bio orto scuola Angelo Raffaele a Venezia, nel sestiere di Dorsoduro, presso gli orti per anziani dell’area di palazzo Minotto. Difficile indovinare in centro storico, oltre la fitta cortina muraria della fondamenta, i circa 2000 mq di scoperto con orti, prato e alberi da frutta! Per ora si può visitare solo in qualità di ospiti degli assegnatari, ma in futuro la parte non occupata dalle coltivazioni diventerà un parco di quartiere.

Il progetto ha avuto inizio nel cuore dell’inverno 2009 – 2010, quando l’Assessorato all’Ambiente affidò la realizzazione di un Bio orto scuola al Wigwam Club Giardini storici Venezia, del cui  consiglio direttivo faccio parte. Dato che professionalmente mi occupo di agricoltura urbana e di bioarchitettura del paesaggio mi sono messa a disposizione dell’associazione nel progettarlo. Da allora lo coltivo e ne curo anche la didattica, che è rivolta sia agli anziani che alla cittadinanza.

Il Bio orto scuola occupa una superficie di circa 50 mq, più alcune aiuole (in tutto sono altri 20 mq), su cui abbiamo messo a dimora sei Meli di antiche varietà locali, allevati a spalliera; inoltre di fronte al capanno degli attrezzi abbiamo realizzato una pergola con uva fragola per le attività didattiche e di socializzazione, a disposizione di tutti gli ortolani. Il Bio orto sorge tra il prato e le 40 parcelle per gli anziani, ciascuna delle quali misura 25 mq ed è servita da una porzione di capanno con luce elettrica e presa d’acqua.

 

Come richiestoci, la valenza del progetto è stata fin dagli inizi di triplice natura: ambientale, sociale e culturale. Ognuna si intreccia continuamente con le altre, dialogando e sviluppandosi anche grazie alle molteplici potenzialità di questo luogo.

Insieme alla coltivazione dell’orto sono stati svolti cicli di lezioni per gli anziani e la cittadinanza, sui metodi di cura del suolo in armonia con le forze e i ritmi viventi del cosmo e della terra, per potervi far crescere alimenti sani e nutrienti. I partecipanti agli incontri abitano in città e dispongono quindi solo di spazi minimi e in stretto contatto con le abitazioni vicine; chiedono soprattutto come poter utilizzare le pratiche colturali e di compostaggio biologiche e biodinamiche sul proprio orticello, balcone o giardino. In un contesto urbano comprendere il ritmo dei lavori richiede un certo sforzo perché si vive più separati dal susseguirsi dei cicli naturali, come le stagioni, o il mattino e la sera.

Invece gli effetti dell’azione terapeutica e rigenerativa su chi comincia a curare un piccolo pezzo di terra sono subito evidenti, soprattutto se ciò avviene in collaborazione con le forze viventi della natura: non mi riferisco solo a quanto ho osservato presso i “miei” anziani–ortolani, ma anche alle esperienze delle persone intervenute agli incontri o alle visite.

scuola-veneziaIn dialogo dinamico con la biografia del luogo e dell’ambiente lagunare circostante, il Bio orto scuola riprende e rinnova la tradizione degli antichi horti* veneziani, antesignani esempi di biodiversità ambientale. Tra le loro mura si coltivavano con sapiente sinergia fiori e piante rare assieme a viti, rose profumate, ortaggi, erbe officinali, aromatiche, piante endogene della laguna e alberi da frutta. Tra le aiuole razzolavano poi animali da cortile e tutto ciò garantiva alla città-isola la sopravvivenza in caso di assedio. A partire dalle prime bonifiche benedettine, sulla laguna veneziana si sviluppò una civiltà fiorente con molti orti e giardini, celebrati alla stregua di chiese e palazzi. Sul suolo strappato alle acque salse degli horti, non si faceva una netta distinzione tra utilità ed estetica (cioè fra specie ornamentali, officinali o alimentari) almeno sino a alla fine del Medio Evo; forse ciò era frutto di una diversa coscienza degli antichi abitanti lagunari che sentivano di esser parte della natura intera.

Rispetto a quelle centralissime di Rialto e San Marco, l’area su cui ora sorge il Bio orto Angelo Raffaele fu molto scarsamente edificata. Così,  fino ai primi decenni del Novecento vi sorgevano un convento, numerosi orti, vigne, broli** e diverse stalle per cavalli, asini e mucche! L’ultima, nei pressi, sopravvisse addirittura sino agli Anni Settanta!

Il rettangolo di 10 x 4 metri del Bio orto è stato avvolto da una sorta di “pelle” larga 50 cm con specie da fiore annuali come girasoli, zinnie, tageti, calendole, cosmee e con aromatiche perenni tra cui vari tipi di rosmarino, salvia, timo, achillea, origano, ruta, iperico, lavanda e così via. Oltre a portare luce e calore alle specie orticole all’interno, molte di queste piante sono utili anche per le tisane, i decotti e i macerati da impiegare nell’orto stesso, come difesa dai parassiti e ammendanti. Anche la scelta delle specie nelle aiuole circostanti segue il medesimo duplice principio; qui vengono fatti crescere inoltre nasturzi, ortica, iris, settembrini e artemisia. L’anno scorso è stata introdotta in orto persino qualche rosa antica, con petali o cinorrodi adatti per confetture e gelati. Insomma l’insieme che si cerca di creare ogni anno è quello di un luogo con una buona qualità ecologica, accogliente e piacevole per gli occhi; non deve fornire solo cibo per il corpo, ma nutrire anche i sensi di atmosfere, di suoni, aromi e colori.

Data l’esiguità di spazio di un piccolo orto di città, ogni specie è stata accostata secondo i principi delle consociazioni vegetali, rispettando comunque i cicli delle rotazioni colturali.

La fauna selvatica è davvero numerosa in tutta l’area degli orti e con gli anziani sono state realizzate mangiatoie invernali per gli uccelli. Tantissime sono le lucertole che distribuiscono le forze di calore in tutta l’area, lì così intense e finalmente il terreno si sta popolando di lombrichi. D’estate è tutto un ronzare variopinto, di voli e di saltelli alati; le rondini volteggiano regolarmente proprio sopra il Bio orto e ancora i merli accorrono numerosi ogni volta che si muove la terra.

 

Le feste-evento organizzate dall’associazione negli orti hanno seguito il calendario stagionale e anche qui gli scopi erano di diversa natura: creare occasioni di socialità, far conoscere questo posto particolare ai veneziani e discutere di problematiche ambientali, come per esempio la tutela delle specie orticole tipiche, oggi in estinzione a causa dell’omologazione dei mercati globali. A questo proposito è stata coinvolta anche un’altra associazione, I seminati, con sede presso l’azienda agricola biologica di Piergiorgio Defilippi, già coinvolto nel mettere a dimora i Meli Rosa di Prussia e durante la prima semina del Bio-orto. Accanto alle danze popolari sul prato, le tavole sono state imbandite con i piatti della cucina tradizionale veneziana, grazie anche alla generosa disponibilità degli anziani-ortolani.

Penso che i tempi siano maturi per orti non più destinati a una sola classe sociale, come i pensionati; esistono già infatti numerose realtà europee che sono terreno di scambio e incontro intergenerazionale o interetnico, dove si coltiva anche una sorta di “biodiversità umana”, oltre che ambientale. Le feste sono quindi state un’occasione per aprire ai veneziani questo luogo di solito chiuso, ma anche perché chi lo vive e lo frequenta possa riscoprire le proprie radici culturali e soprattutto umane fra Terra e cosmo.

Scuola Venezia 2

Con la fortuna forse del principiante i raccolti sono stati buoni e gli attacchi di malattie o parassiti scarsi, ma la strada per migliorare il suolo è ancora in salita. Sul sedime del Bio-orto venne dapprima scaricato un terreno di riporto proveniente da scavi di terraferma a diversi metri di profondità, di natura argilloso-calcarea, pesante e quasi privo di vitalità e scheletro. A Venezia, infatti, le aree da coltivare vanno rialzate per impedire all’acqua salsa, che risale già a un metro dal suolo, di danneggiare le radici delle piante. Non fu nemmeno possibile farsi arrivare in barca grosse quantità di sabbia silicea o di letame per alleggerire la tessitura del terreno, a causa dei costi proibitivi del trasporto acqueo. Mi sono così fatta bastare quattro sacchi di pozzolana, alcuni di terriccio e due di stallatico sfarinato biologico, che i nostri mezzi ci consentivano. Davvero difficile poi trovare letame o altro materiale organico in città e così, dati i tempi davvero stretti in vista delle feste–evento programmate, ho utilizzato compost acido a base di microrganismi effettivi, che era oltretutto facilmente trasportabile a mano sul bus da Mestre (dove risiedo) e poi a piedi da piazzale Roma al Bio-orto (occorrono da 7,5 a 5 kg / 50 mq); dopodichè ho sparso il fladen. Comunque ho presto cominciato ad allestire un grosso bidone di compost con gli scarti della mia cucina e di un verduraio bio trasportandoli sempre in bus da casa e aggiungendo in seguito quelli che l’orto stesso cominciava a produrre.

 

Devo però precisare che il passaggio dal biologico al biodinamico è avvenuto gradualmente e purtroppo il Bio-orto durante questi tre anni non è stato curato in modo continuo, poiché i suoi destini sono legati ai tempi di approvazione dei disastrati bilanci comunali. Tuttavia ho avuto modo di introdurre un uso graduale dei preparati, cominciando appunto dal fladen, per aiutare il terreno a creare una giusta armonia fra i vari ceppi batterici, dopo aver distribuito il compost. In seguito sono passata al 500K e con il tempo sto procedendo verso l’impiego di quasi tutti i preparati. Ogni seminario in questi anni ha aggiunto preziosi tasselli a comporre il quadro e soprattutto devo molto e ho ancora molto da imparare da Enzo Negrisolo della sezione di Oriago di Mira (Ve).

Nel percorso formativo personale, i corsi e le  lezioni (compresi quelli a La Zelata) sono stati fondamentali, ma un sostegno davvero prezioso proviene poi dal partecipare stagionalmente all’allestimento dei preparati, presso l’orto della sezione. Il coinvolgimento di chi vi prende parte si prolunga poi fino oltre al momento in cui questi saranno impiegati. Il caldo clima di comunanza e di scambio solidale che si crea fra gli intervenuti è infine un ulteriore aiuto reciproco.

Si potrebbe riscontrare una sorta di analogia fra il percorso educativo di chi si avvicina alla biodinamica e l’evoluzione di un terreno inerte, trattato con tale metodo. Da un lato, le persone cominciano a sviluppare una sensibilità e prendere coscienza delle forze cosmiche e spirituali, che agiscono dietro ai processi naturali di un suolo, o addirittura di un paesaggio.  Dall’altro, anche nella terra curata biodinamicamente avviene un’evoluzione: nel corso del tempo, infatti, si riscontra una maggiore ricettività ai preparati e alle lavorazioni fatte secondo i ritmi naturali; inoltre aumenta la capacità intrinseca delle piante di autoregolarsi nei confronti delle condizioni esterne.

Nel piccolo Bio orto Angelo Raffaele ho dinamizzato diversi decotti e tisane, oli essenziali e anche qualche farmaco omeopatico. Tuttavia, come accennavo poco sopra, vorrei agire di pari passo con lo sviluppo di una personale capacità di sentire e comprendere i processi del vivente, facendo agire una coscienza desta più che possibile, per evitare un’esecuzione manualistica o  meccanica.

Confesso, per esempio, che non ho ancora distribuito il 501; infatti, quando ho cominciato a lavorare questa terra di riporto profonda e priva di vitalità, l’ho percepita allora talmente inerte e scollegata dal cosmo da non ritenerla ancora pronta per ricevere così tante forze di luce, date le caratteristiche del luogo. In pratica, ho temuto di introdurre uno squilibrio troppo brusco e di  ”accecarla”. Ma quest’anno ho in programma di somministrare il corno silice, poiché si comincia a vedere finalmente qualche effetto del corno letame, che ho sempre spruzzato di sera e sul terreno.

Tuttavia, concludo pensando che se la prossima estate sarà nuovamente infuocata come la scorsa, vorrei provare a spruzzare il 500 di mattino e sulle foglie per mitigare gli effetti dell’irradiamento eccessivo.

 

 

Note

*      Con il termine latino hortus si intendeva anticamente uno spazio coltivato, spesso recintato; mentre la distinzione fra giardino e orto è molto più recente, soprattutto a partire circa dal XV secolo.

**     Il brolo in veneto è una sorta di frutteto con più specie, ai cui piedi venivano coltivate aromatiche, medicinali, piante da fiore e talvolta anche ortaggi.

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