Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
Il destino metabolico del DNA transgenico

Il destino metabolico del DNA transgenico

 

Federico Infascelli
Una fra le principali preoccupazioni sollevate dall’opinione pubblica sull’impiego degli OGM nel settore agroalimentare è rappresentata dal destino di frammenti di DNA modificato ingeriti dagli animali. Infatti anche utilizzando alimenti convenzionali, il DNA vegetale introdotto con la dieta non è completamente degradato nel tratto gastro-intestinale.
In merito a questa tematica il gruppo di ricerca di Nutrizione e Alimentazione animale, della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli Federico II, ha condotto una serie di indagini in diverse specie animali mettendo in evidenza la presenza di frammenti di DNA vegetale nel sangue e in alcuni organi.
Lo studio del destino metabolico del DNA vegetale di origine alimentare nell’organismo animale, risulta importante al fine di valutare la sicurezza dei prodotti transgenici. L’integrità del DNA, infatti, rappresenta il fattore chiave per un ipotetico trasferimento genico orizzontale del DNA ricombinante dagli alimenti geneticamente modificati (GM) alla microflora intestinale. Di interesse non minore risulta la valutazione di possibili effetti organo-metabolici indotti da una dieta GM.
Allo scopo di apportare un contributo in merito, sono state effettuate alcune indagini sperimentali in ognuna delle quali sono stati costituiti gruppi omogenei di animali che ricevevano, con la dieta, soia convenzionale vs soia RoundUp Ready (RR), caratterizzata dalla presenza del gene epsps, isolato dall’Agrobacterium tumefaciens ceppo CP4, in grado di rendere la pianta resistente all’azione dell’erbicida glifosate. In tutte le indagini si è provveduto alla ricerca, mediante PCR, delle sequenze di DNA transgenico, nonché alla valutazione dell’attività di alcuni enzimi serici e tissutali.
Nell’indagine effettuata sui conigli, mentre non è stato possibile mettere in evidenza sequenze di DNA transgenico, gli animali alimentati con soia GM hanno mostrato livelli significativamente più elevati dell’attività degli enzimi LDH a livello cardiaco e renale, e degli ALT e GGT solo a livello renale. Per quanto riguarda la distribuzione degli isoenzimi, differenze significative sono state rilevate per LDH1 e LDH2 nel cuore e LDH1 nel rene. Un significativo aumento di questo isoenzima è stato anche rilevato nel fegato.
Nelle prove effettuate sulle capre, soltanto nel gruppo di animali alimentati con soia RR, sono stati rilevati, nel latte frammenti transgenici del promotore 35S e del gene cp4 epsps della soia RR con frequenza tra il 20 e il 60% e tra il 30 e il 40%, e nel sangue con frequenza del 20.% e del 42.5%, rispettivamente. Nel siero di questi animali i livelli degli enzimi AST and ALT risultarono significativamente (P<0.05) più bassi.
Molto interessanti appaiono i risultati scaturiti dalle indagini effettuate sui capretti nati da madri che ricevevano, a partire da 60 giorni prima del parto, soia GM vs soia convenzionale e alimentati esclusivamente con latte materno.
Soltanto nel gruppo di capretti figli di madri alimentate con soia GM, infatti, sono stati rilevati frammenti del DNA transgenico nel fegato, rene, muscolo, milza, cuore e sangue. Tali risultati suggerirebbero un passaggio del DNA attraverso il latte. In questi capretti, infine, è stato registrato un significativo aumento dell’LDH, in particolare dell’isoenzima LDH1 nel cuore, muscolo e rene, nonché della GGT nel fegato. Tali ultime alterazioni, confermate anche da reazioni di istochimica, sarebbero da attribuire ad un aumento del metabolismo cellulare e indicano la necessità di ulteriori studi per valutare possibili effetti a lungo termine.

Federico InfascelliUniversità Federico II – Napoli

Una fra le principali preoccupazioni sollevate dall’opinione pubblica sull’impiego degli OGM nel settore agroalimentare è rappresentata dal destino di frammenti di DNA modificato ingeriti dagli animali. Infatti anche utilizzando alimenti convenzionali, il DNA vegetale introdotto con la dieta non è completamente degradato nel tratto gastro-intestinale.In merito a questa tematica il gruppo di ricerca di Nutrizione e Alimentazione animale, della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli Federico II, ha condotto una serie di indagini in diverse specie animali mettendo in evidenza la presenza di frammenti di DNA vegetale nel sangue e in alcuni organi. Lo studio del destino metabolico del DNA vegetale di origine alimentare nell’organismo animale, risulta importante al fine di valutare la sicurezza dei prodotti transgenici. L’integrità del DNA, infatti, rappresenta il fattore chiave per un ipotetico trasferimento genico orizzontale del DNA ricombinante dagli alimenti geneticamente modificati (GM) alla microflora intestinale. Di interesse non minore risulta la valutazione di possibili effetti organo-metabolici indotti da una dieta GM. Allo scopo di apportare un contributo in merito, sono state effettuate alcune indagini sperimentali in ognuna delle quali sono stati costituiti gruppi omogenei di animali che ricevevano, con la dieta, soia convenzionale vs soia RoundUp Ready (RR), caratterizzata dalla presenza del gene epsps, isolato dall’Agrobacterium tumefaciens ceppo CP4, in grado di rendere la pianta resistente all’azione dell’erbicida glifosate. In tutte le indagini si è provveduto alla ricerca, mediante PCR, delle sequenze di DNA transgenico, nonché alla valutazione dell’attività di alcuni enzimi serici e tissutali. Nell’indagine effettuata sui conigli, mentre non è stato possibile mettere in evidenza sequenze di DNA transgenico, gli animali alimentati con soia GM hanno mostrato livelli significativamente più elevati dell’attività degli enzimi LDH a livello cardiaco e renale, e degli ALT e GGT solo a livello renale. Per quanto riguarda la distribuzione degli isoenzimi, differenze significative sono state rilevate per LDH1 e LDH2 nel cuore e LDH1 nel rene. Un significativo aumento di questo isoenzima è stato anche rilevato nel fegato. Nelle prove effettuate sulle capre, soltanto nel gruppo di animali alimentati con soia RR, sono stati rilevati, nel latte frammenti transgenici del promotore 35S e del gene cp4 epsps della soia RR con frequenza tra il 20 e il 60% e tra il 30 e il 40%, e nel sangue con frequenza del 20.% e del 42.5%, rispettivamente. Nel siero di questi animali i livelli degli enzimi AST and ALT risultarono significativamente (P<0.05) più bassi. Molto interessanti appaiono i risultati scaturiti dalle indagini effettuate sui capretti nati da madri che ricevevano, a partire da 60 giorni prima del parto, soia GM vs soia convenzionale e alimentati esclusivamente con latte materno. Soltanto nel gruppo di capretti figli di madri alimentate con soia GM, infatti, sono stati rilevati frammenti del DNA transgenico nel fegato, rene, muscolo, milza, cuore e sangue. Tali risultati suggerirebbero un passaggio del DNA attraverso il latte. In questi capretti, infine, è stato registrato un significativo aumento dell’LDH, in particolare dell’isoenzima LDH1 nel cuore, muscolo e rene, nonché della GGT nel fegato. Tali ultime alterazioni, confermate anche da reazioni di istochimica, sarebbero da attribuire ad un aumento del metabolismo cellulare e indicano la necessità di ulteriori studi per valutare possibili effetti a lungo termine.


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