Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
Il mondo vive in me?

Il mondo vive in me?

di Gabriella Giannì

Nell’atmosfera di S. Giovanni, si è svolto a Lamoli il corso: “il mondo vive in me? Piante medicinali e 4 elementi”, condotto da alcuni membri delle associazioni PETRARCA, Accademia Europea per la Cultura del paesaggio, e SOFAI, Società dei Farmacisti Antroposofi Italiani.

Un’alternanza di relazioni ed esperienze in natura, artistiche e di laboratorio, ha permesso ai partecipanti di avvicinarsi a nuove possibilità di percezione e di conoscenza della natura, tramite un pensiero “contemplante”, meditativo, rivolto alle piante e al paesaggio.

L’attuale pensiero scientifico, analitico, che indaga sui dettagli, le parti, che isola le sostanze, apporta rigorosa chiarezza riguardo all’oggetto delle sue osservazioni, ma non arriva a svelarne l’essenza e lo isola dal suo contesto d’appartenenza, pianta o paesaggio che sia, snaturandolo, sottraendogli vita, celando, così, il suo “senso”. Per completare questa necessaria conoscenza, cui perveniamo tramite esso, possiamo affiancarvi il pensiero “contemplante”: questo implica uno sforzo maggiore da parte nostra, perché non c’è nulla di codificato, nessun protocollo da seguire, ma è necessaria una lunga e costante attivazione e partecipazione interiore. Si tratta, infatti, di affinare una sensibilità differente, non facilmente afferrabile e descrivibile, che ci porta a osservare quali immagini interiori la pianta o il paesaggio suscitano in noi e, collegandole tra loro, a coglierne l’aspetto unitario. Si tratta, quindi, di una visione interiore, in questo senso, veramente, “il mondo vive in noi”, perché noi vediamo, sì, ciò che appare, ma questo non è il linguaggio della natura, che parla solo attraverso noi, in quanto siamo noi a rispondere a ciò che vediamo. Solo così ci avviciniamo all’”essenza”, allo spirituale, che non è materia di studio, ma si può afferrare soltanto attivamente; la difficoltà sta nel distaccarci dalla nostra abituale modalità di pensiero e addestrarci, gradualmente, a rapportarci al mondo anche con altri strumenti, anch’essi legati agli elementi, che consentiranno lo sviluppo, nella nostra interiorità, di organi percettivi spirituali. Se osservo, per esempio, la metamorfosi fogliare in una pianta, posso fissare la successione delle forme delle varie foglie: questo è qualcosa di concreto, di chiaro, di esteriore, che si può mettere in relazione con l’elemento terra. Non è così per ciò che riguarda il processo, il movimento che è sotteso a tale sequenza: non lo vedo, non è qualcosa di solido, ma possono connettere interiormente una foglia all’altra e coglierne la ritmicità, e questo ha a che fare con qualcosa di fluido, tramite una percezione immaginativa, un pensiero vivente. Sviluppandolo, posso collegare ciò che osservo di una pianta nelle varie stagioni e, così, mi avvicino ancor di più alla sua essenza, la conosco sempre di più; questa connessione delle apparenze è qualcosa di legato all’aria e, quindi, alla luce, che ci consente la percezione visiva di tutto. Un tempo tutto questo avveniva in maniera sognante, grazie alla chiaroveggenza atavica; oggi possiamo attuarlo coscientemente, con una precisa volontà sostenuta dal calore del nostro Io, e solo questo ci può condurre a una vera conoscenza del mondo e di noi stessi.

Si tratta di un percorso non facile, ma molto intrigante e gratificante, che risulta più agevole, ricco e fruttuoso se non lo si  fa da soli; gli incontri come questo di Lamoli offrono l’opportunità di condividere tale percorso e integrarlo con momenti artistici (fiabe e pittura, questa volta, ma tutte le espressioni artistiche sono utili), preziosi e piacevoli strumenti di conoscenza.

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