Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
In memoria di Renzo Savini

In memoria di Renzo Savini

di Matteo Giannattasio

 A Renzo

La tua anima sarà ricolma di gioia perché hai visto in questi giorni la tua casa, e oggi questo tempio immerso nei giardini di Ninfa che tu amavi tanto, pieni di parenti, amici e conoscenti.

Perché tu eri fatto così. Eri felice quando stavi con la gente e più gente c’era intorno a te e più eri felice.

Tu amavi dare ospitalità nella tua casa, far sedere le persone alla tua tavola per condividere il pasto e più commensali c’erano e più tu eri felice.

Quante volte è capitato a me e a tanti di voi qui presenti in preghiera che, venendo a casa tua soltanto per salutarti, scambiare quattro chiacchiere o chiederti un’insalata del tuo orto biodinamico, tu ci abbia invitato a restare a mangiare con te.

E se ti dicevamo di no (semmai pensando che per Rita sarebbe stato un supplemento di lavoro per preparare da mangiare anche per noi e per lavare altri piatti), tu insistevi tanto perché rimanessimo.

E se accettavamo l’invito, non sapevi cos’altro offrirci  di più. Era tua abitudine, quando ormai si era sazi delle tante cose buone che Rita preparava, che a fine pasto ti alzassi e con uno scatto felino correvi al frigo e portavi a tavola ancora altro da mangiare, come se non avessimo ancora mangiato.

E poi il vino. Il dito di vino che tu versavi nei bicchieri degli ospiti non era mai orizzontale, ma verticale che di più non si poteva.

Ed io a meravigliarmi di come, tu maldestro di natura, eri capace di riempire il bicchiere fino all’orlo senza mai arrivare a versare la goccia che facesse traboccare il bicchiere.

Tu eri un compagno nel senso vero della parola perché dividevi il pane con gli altri. Ma tu non dividevi il pane in parti uguali, una per te e l’altra per l’altro. Tu invece dividevi il pane in una più piccola per te ed una più grande per l’altro.

Ha detto un saggio “Ci sono quelli che danno con gioia e quella gioia è la loro unica ricompensa”. Allora tu eri un saggio perché davi con gioia e la gioia era la tua unica ricompensa.

Tu, romagnolo, amavi questi luoghi lontani dalla tua terra. Ti adoperavi a modo tuo perché questo luogo fosse il più bello, il più vivibile, il più interessante del mondo.

Tu avevi la testa dura di chi ha i piedi radicati nella terra e la consapevolezza di agire onestamente. Ed è stato grazie alla tua testardaggine che hai potuto realizzare il sogno di coltivare la terra biodinamicamente, mentre altri qui ti guardavano con un misto di curiosità e diffidenza.  Tu volevi e hai praticato un’agricoltura che lo fosse per davvero nel senso autentico di venerazione dei campi e non in quello corrente di tortura dei campi a base di pesticidi e concimi di sintesi.

Quel saggio ha anche detto che “Il lavoro è amore che si manifesta. E se voi non potete lavorare con amore ma solo con disgusto, è meglio che lasciate il lavoro e prendete l’elemosina da coloro che lavorano con gioia. Poiché se voi cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro che nutre soltanto la metà della fame dell’uomo. E se voi fate con malavoglia la pigiatura dell’uva, la vostra malavoglia stilla un veleno nel vino. E anche se voi cantate come gli angeli, ma non amate il canto, voi tappate le orecchie dell’uomo alle voci del giorno e della notte”.

Allora tu eri un saggio anche perché facevi il pane, pigiavi l’uva per farne vino, cantavi in coro. Forse non facevi queste cose nel migliore dei modi, ma le facevi tutte con amore. E non le facevi solo per te, ma anche per farne dono agli altri.

Tu eri un patriarca perché univi le persone, le spingevi a fare, a volte anche con l’insistenza che veniva dalla tua passione, ad agire per la propria crescita e per il bene della collettività. Di delusioni ne hai avute perché certuni hanno approfittato senza dare quanto tu ti aspettavi di ricevere da loro.

Perché tu credevi nella buona fede e nell’onestà delle persone, a volte quasi da sembrare un credulone. Tu eri sì un patriarca, ma avevi ancora l’anima innocente di un bambino.

Chi ti voleva bene doveva star molto accorto a chiederti un aiuto per risolvere qualche emergenza. Perché tu non dicevi mai di no anche se questo significava sottrarre del tempo alla tua famiglia.

Se poi la soluzione del problema richiedeva un impegno fisico, come fare un trasloco o raccogliere pomodori nel campo, tu non ti risparmiavi. Ti facevi in quattro e noi impotenti ad arginare il tuo vigore. Solo che alla fine ti vedevamo sfinito, all’estremo delle forze.

Ma il giorno dopo eri pronto a ricominciare.

Io e Carmen siamo arrivati qui per caso, io sofferente nell’anima e lei su una sedia a rotelle. Siamo stati accolti nella tua famiglia come se ne facessimo parte da sempre. E se ora siamo qui, non solo in buona salute ma anche felici per tutto quanto di bello ci ha dato la vita qui a Ninfa, è perché lo hai voluto tu, tu ti sei interessato, tu hai perorato.  Tu hai voluto che rimanessimo qui perché nella tua grande anima c’era il disegno di creare qui una comunità di persone che potessero fare il bene di questo luogo. Io e Carmen siamo orgogliosi della tua stima e di averci considerato degni di appartenere a questa comunità.

Ricorderai che ti ringraziavamo spesso dicendoti che, se non fosse stato per te e per Rita, non avremmo potuto vivere la vita felice che facciamo qui a Ninfa, la bellezza del luogo, il cibo biodinamico, la compagnia sincera e disinteressata, e realizzare tutte le cose buone che abbiamo portato a compimento in questi dieci anni di permanenza.

Ancora una volta, qui, ora, voglio ringraziare, anche a nome di Carmen, te e Rita.

E grazie Renzo anche per aver riportato, con la tua fede nella biodinamica e con il tuo instancabile lavoro nei campi, le lucciole e le rondini in questi luoghi.

Giardini di Ninfa, 8 agosto 2012

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi