Volentieri riproponiamo ai nostri lettori questa importante conferenza tenuta da Manfred Klett il 14 marzo 2009 al Corso di Agricoltura Biodinamica alla Zelata di Bereguardo (PV) BUONGIORNO. Purtroppo non so parlare l’italiano, ma per fortuna abbiamo una traduttrice (Lucy Milenkovic, ndr.) che ringrazio molto per il suo aiuto. Oggi ci vogliamo occupare del tema del processo di sviluppo del suolo nel corso dell’anno. Prenderemo in considerazione i vari interventi che possiamo adottare in agricoltura biodinamica se vogliamo effettuare una buona cura del terreno. Vedete, in realtà il suolo è un immenso enigma. Si tratta di un sottilissimo strato di pelle che riveste la terra, e a partire da questa pelle si sviluppa tutto il creato. Il compito dell’agricoltura è quello di sviluppare una crescente fertilità in questo suolo, su questa pelle. Se noi esercitiamo l’attività di agricoltori o di orticoltori, il nostro compito consiste nel prenderci cura del terreno e nel riconoscere che esso non è qualcosa di statico, bensì è un organo che ha una propria dinamica, un proprio ritmo. Questa dinamica si sviluppa nel corso di decenni, di centinaia di anni, di millenni addirittura. Ma esiste anche una dinamica del suolo che si sviluppa nel corso dell’anno e di essa ci occuperemo questa mattina. Per prima cosa alcuni cenni, su cosa è in realtà il terreno e su cosa esso si costruisce. In primo luogo possiamo dire che il suolo è il risultato della compenetrazione dei quattro elementi: terra, aria, acqua e calore. Questi sono i quattro elementi che costruiscono questo organo misterioso: il solido, il liquido, l’aeriforme, il calore. Se adesso prendiamo in considerazione lo stato solido, vediamo che questo a sua volta è costituito da quattro elementi il primo è ciò che noi chiamiamo humus; il secondo è ciò che noi chiamiamo argilla; poi abbiamo il calcare e infine il silicio. Questi sono i quattro elementi che costituiscono lo stato solido della terra. Essi sono i vettori di ogni tipo di dinamica del suolo. Nelle considerazioni che farò stamattina mi voglio limitare a considerare la dinamica dell’humus. Il vero e proprio elemento dinamico col quale abbiamo a che fare nel nostro lavoro è l’humus. Passiamo ora a considerare lo sviluppo del suolo nel corso dell’ anno dal punto di vista dell’humus. Purtroppo il tempo che abbiamo a disposizione è limitato, per cui non riesco a trattare questo tema nei dettagli e mi devo limitare a descrivere i punti fondamentali della dinamica dell’humus. Farò comunque delle importanti osservazioni riguardo ai processi fondamentali che si svolgono in inverno. La caratteristica dell’inverno è che i quattro elementi: terra, aria, acqua e calore si separano l’uno dall’altro. La terra è completamente terra, è satura d’acqua, l’aria ne è uscita, il calore ne è uscito. Questo processo di separazione è caratteristico del periodo invernale. La seconda caratteristica dell’inverno consiste in un processo particolare: la cristallizzazione. L’inverno è proprio il periodo dell’anno nel quale le forze di cristallizzazione raggiungono la massima intensità . L’origine dei processi di cristallizzazione, della forza che porta alla formazione dei cristalli, è il cielo delle stelle fisse, Questo dato di fatto, che le forze di cristallizzazione nella terra in inverno diventano molto più intense di quanto non siano normalmente, è il fattore di cui noi teniamo conto quando interriamo i preparati durante il semestre invernale. L’altra caratteristica dell’inverno è che in questo periodo i processi di formazione dell’humus sono dormienti Tutta l’attività del suolo, ciò che noi chiamiamo la vita organizzata del suolo, l’attività dei microrganismi, degli animali terricoli cessa. Questo per quanto riguarda l’inverno. Se ora dall’inverno passiamo a considerare la primavera, quindi proprio la stagione nella quale ci troviamo attualmente, ci accorgiamo del fatto che i quattro elementi: terra, acqua, aria e calore, iniziano lentamente a compenetrarsi reciprocamente. Quanto più il Sole sale verso l’alto, quanto più si allungano le giornate, tanto più caldo diventa. In seguito all’azione del calore l’acqua inizia a evaporare. Nella stessa misura l’aria inumidita inizia a penetrare nel suolo. Adesso si innesca un processo del quale vi potete rendere conto solo andando sui campi inginocchiandovi sul terreno e rimuovendo lo strato più superficiale di terra. Ogni anno mi stupisco vedendo come, a partire dall’ assoluta calma invernale, ora, con il risalire del calore primaverile, rinasca all’improvviso una grande moltitudine di forme di vita nel terreno. Affiora una vita terricola molto ben organizzata, che possiamo riconoscere nell’attività dei piccoli coleotteri nella presenza dei lombrichi, ecc. Se questi ora sono i glomeruli di terreno che provengono dal periodo invernale, in primavera c’è il rischio che, se piove, questi elementi singoli si appiccichino tra loro e, quindi il suolo si compatti. Se, invece, ciò non si verifica, possiamo osservare molto bene che in primavera tra i glomeruli del suolo si formano dei piccoli ponticelli i quali sono costituiti da colonie di batteri che ne stabilizzano la struttura glomerulare. Perciò, anche quando piove, la struttura non si compatta e i glomeruli restano leggermente staccati gli uni dagli altri. Questo è il primo processo della dinamica dell’humus che si innesca in primavera e che funziona solo se nel terreno c’è humus. Noi possiamo definire questo processo usando il termine di “costruzione viventeâ€. Quando tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo questo processo riesce – e non sempre riesce – allora il raccolto è già assicurato per il 50%. Affinché questa prima fase della dinamica dell’humus si compia, dobbiamo intervenire per favorirla rompendo la crosta superficiale del suolo in primavera allo scopo di fare penetrare aria e calore nel suolo e di impedire che troppa acqua dal suolo evapori nell’atmosfera. Rompendo quindi la crosta superficiale del suolo ottengo due effetti: da un lato favorisco la penetrazione di aria e calore nel suolo, dall’altro lato impedisco un’eccessiva evaporazione dell’ acqua. Soprattutto in un paese come l’Italia è importante conservare nel suolo le riserve di acqua che si sono accumulate durante l’inverno. Nel suolo, infatti. si verifica sempre una risalita capillare dell’ acqua dal basso verso l’alto; rompendo però la crosta superficiale del suolo si favorisce lo sviluppo di una struttura glomerulare, l’acqua non può più risalire per capillarità attraverso questo strato e così viene conservata nel suolo. Quindi, la prima lavorazione primaverile del terreno ha lo scopo di rompere questo sottile strato di suolo, questo è il senso della zappatura, dell’uso dell’erpice leggero e dell’erpice strigliatore. Il secondo effetto di questo tipo di lavorazione leggero e molto superficiale consiste nel controllo delle prime erbe infestanti che germinano in questo periodo. Bisogna sempre combattere le malerbe quando non si riesce ancora a vederle, perché il seme germina e finché il germoglio non ha ancora attraversato la crosta del suolo è sufficiente questa lavorazione molto leggera per eliminarlo. Appena invece la plantula ha sviluppato le prime foglie verdi, quindi appena noi riusciamo a vederla, è troppo tardi perché a questo punto dovremmo strapparla con violenza. E adesso, in primavera, noi vogliamo seminare questo campo o questo orto: poniamo quindi il seme nello strato più superficiale del suolo. E ora la domanda fondamentale è la seguente: quali processi si verificano in primavera, a che cosa dobbiamo stare attenti? Immaginiamo di avere seminato un frumento primaverile o un’avena: innanzitutto la plantula si sviluppa dall’ endosperma, dal tessuto nutritivo del seme, quindi da una sostanza che è stata fornita dalla pianta madre. Se questo è un seme (disegna alla avagna), qui davanti c’è sempre il germe, ma tutto il resto del seme è costituito dal tessuto nutritivo. Usando questo tessuto nutritivo il germe si sviluppa dando origine alla plantula. Ora il nostro seme è germinato e ha sviluppato questa radichetta e le prime foglie. Questa plantula si sviluppa inizialmente solo a partire dalle forze contenute nel tessuto dell’ endosperma che è stato fornito dalla pianta madre. Nel momento in cui la nostra pianta di cereale inizia a svilupparsi appieno, inizia ad accestire e origina altre radici. A partire da cosa si sviluppa la nostra pianta adesso? A questo punto ci deve essere un altro tessuto nutritivo a partire dal quale la pianta può crescere. Questo è ciò che noi chiamiamo “humus†Anche l’humus; è una sostanza molto misteriosa. Cos’è che al giorno d’oggi si definisce come “humusâ€? Da dove deriva? In generale possiamo dire che in natura diventa humus tutto ciò che non è diventato seme. Il seme ha il suo proprio tessuto nutritivo, ma tutto ciò che è radice, stelo, foglia, fino ad arrivare al fiore, ricade sulla terra. Tutto ciò che la pianta lascia indietro, lascia sulla terra, quindi tutto ciò che noi definiamo residui colturali, si trasforma molto lentamente in humus. Tutto ciò che si produce ogni anno sotto forma di residui colturali, tutte queste sostanze noi le possiamo chiamare “humus nutritivoâ€. L’humus nutritivo costituisce la base affinché la vita possa rinnovarsi ogni anno. In primavera deve essere disponibile abbondante humus nutritivo proveniente dall’anno precedente, a partire dal quale si possa sviluppare la vita del suolo, quindi flora e fauna terricole. In primavera dobbiamo in particolare porre attenzione a che nel terreno ci sia abbastanza humus nutritivo proveniente dall’anno precedente o anche dall’anno prima ancora. Perché l’humus è tanto importante? Esso è la sostanza nella quale si trasforma tutto ciò che è vivente sulla terra e che funge da substrato nutritivo per tutti gli esseri viventi che si sviluppano sulla terra, quindi per tutta la vita vegetale e animale. Come si origina l’humus nutritivo? Se questa è una foglia che cade al suolo, cosa succede di essa? Essa diventa humus nutritivo soprattutto per i batteri, i quali iniziano a degradarla lentamente. Se questo processo non venisse bloccato, l’attività dei microrganismi proseguirebbe fino alla sua completa mineralizzazione, non resterebbe più nessuna sostanza organica ma solo sali e acqua. La tendenza fondamentale dei batteri è quella di distruggere tutto, di mineralizzare tutto. Un americano, usando un computer molto potente, ha calcolato quanto tempo ci vorrebbe perché i batteri degradassero tutta la vita organica sulla terra (quindi anche l’uomo). Se non ci fosse la possibilità di frenarli, in due o tre ore tutto sarebbe decomposto. Perciò da una parte abbiamo questo processo di distruzione, dall’ altra parte però abbiamo una sorta di freno che fa sì che si inneschi un processo di costruzione. Dobbiamo quindi riuscire a instaurare un equilibrio tra i processi di distruzione e quelli di ricostruzione. Questo processo di ricostruzione, quando riesce a verificarsi, origina ciò che definiamo “humus stabileâ€. Nel terreno è,necessario che ci siano sempre questi due tipi di humus, da un lato lâ€â€™humus nutritivo†che stimola l’attività biologica, dall’altra l’â€humus stabile†che favorisce la capacità di formare struttura da parte del suolo. L’humus, per quanto concerne la sua essenza, è qualcosa che conserva la vita dell’anno precedente e degli anni prima di esso. Lo possiamo anche definire “memoria della terraâ€. Nell’humus; sono conservate le forze formative che hanno agito sulla vita che si è sviluppata nell’anno precedente. Nell’epoca pre-scientifica c’erano gli alchimisti, che erano gli scienziati di quell’epoca, i quali hanno coniato una magnifica espressione, definendo l’humus “seme universale della terraâ€. Questo seme che abbiamo messo nel terreno, è il seme individuale; ma ciò che fa crescere questo seme individuale, quindi tutta questa parte umificata del suolo, è il “seme universaleâ€. Da che cosa è costituito l’humus? Quali sono gli elementi che lo formano? La cosa interessante è che l’humus è costituito dagli stessi elementi che formano le proteine, che sono le pietre da costruzione di tutto ciò che è vivente. L’humus è costituito dal carbonio, dall’ossigeno, dall’idrogeno, dall’azoto e dallo zolfo. Questi sono gli elementi fondamentali che costituiscono l’humus e sono gli stessi elementi che costituiscono le proteine, cioè ogni sostanza vivente. Da questo punto di vista, si può dire che l’humus è “la proteina della terraâ€. La cosa determinante è che l’azoto deve essere ben legato in questo complesso. L’azoto, quindi, nella natura vivente compare solo in combinazione a questi quattro elementi. Proprio in primavera abbiamo bisogno in particolare dell’attività dell’azoto. L’azoto dell’humus proveniente dall’ attività vitale dell’ anno precedente e in particolare dai residui colturali di quelle piante che sono in grado di fissare l’azoto presente nell’ aria. In linea di principio si può affermare che tutto l’azoto di cui abbiamo un urgente bisogno in primavéra affinché le piante si possano sviluppare proviene dalla sfera vitale. Quindi il processo dell’azoto è un processo del vivente. Nel suolo non esiste azoto che non sia giunto nel suolo senza passare attraverso processi vitali L’unica eccezione riguarda l’azoto che arriva nel terreno tramite la pioggia, il quale è originato dai fulmini. In primavera i microrganismi sviluppano un’incredibile attività e iniziano a degradare questo complesso vitale che è l’humus. In seguito all’attività di mineralizzazione esplicata dai batteri, l’azoto organico contenuto nell’humus viene liberato sotto forma di nitrato. Il processo fondamentale che deve compiersi in primavera è la liberazione dell’ azoto che è legato nell’humus. In primavera quindi perdiamo fertilità , sia tramite i processi naturali, sia tramite l’attività umana. Le forze e le sostanze che si liberano vengono assorbite dalle piante. Questa fertilità non viene persa ma si trasforma in attività di crescita vegetale. In primavera bisogna quindi intervenire affinché l’humus nutritivo venga mineralizzato rendendo disponibile l’azoto e anche gli altri elementi. La scienza moderna però si chiede: perché aspettare che questo complicato processo si compia, non è forse più semplice e veloce prendere l’azoto dal sacco di concime e metterlo direttamente a disposizione della pianta? Ma perché fare ciò è problematico? L’azoto di sintesi che viene usato al giorno d’oggi nell’agricoltura convenzionale, un azoto facilmente solubile, è stato ottenuto aggirando i processi vitali. L’azoto che viene liberato dall’humus nutritivo in primavera viene originato attraverso un processo vitale, mentre l’azoto che proviene dal sacco di concime si origina inseguito a un processo di morte. Adesso vorrei spiegare un po’ più in dettaglio perché la concimazione fatta con l’azoto di sintesi sia tanto negativa. Quando voi in primavera fate una concimazione con l’azoto di sintesi, usando ad esempio 100 kg di azoto per ettaro, si può prevedere che il 25% di questo azoto, quindi 25 kg, vengano dilavati (a seconda dei tipi di suolo, la percentuale può essere superiore o inferiore); 25 kg si volatilizzano nell’aria come risultato del processo di denitrificazione e si sviluppa N02, che ha un effetto trenta volte superiore a quello dell’ anidride carbonica per quanto riguarda il riscaldamento dell’atmosfera. Da ciò risulta evidente che l’agricoltura contribuisce in modo determinante a provocare il fenomeno del riscaldamento globale. La quantità massima di azoto che viene effettivamente assorbita dalla pianta corrisponde a 50 kg. E che effetto hanno questi 50 kg? Voglio descrivervi cosa succede anche se questo richiederà un po’ di tempo, perché ritengo importante riuscire a comprendere veramente questo processo. La prima domanda che ci dobbiamo porre è quale sia l’effetto dell’ azoto di sintesi sulla crescita della pianta. Ritengo che sia molto importante non rifiutare la concimazione di sintesi solo sulla base di un sentimento di antipatia, bensì riuscendo a comprendere appieno il processo che ne sta alla base. Immaginate di avere una pianta di erba medica, che sviluppa un magnifico apparato radicale approfondendosi nel suolo. La cosa interessante è che la famiglia delle leguminose, di cui l’erba medica fa parte, sviluppa sulle radici delle piccole formazioni, i tubercoli. Cosa succede dentro questi tubercoli? Le leguminose sono in grado di inspirare l’azoto dell’aria che nei tubercoli viene trasformato in proteine grazie all’azione dei rizobi, i quali sono dei batteri che vivono in simbiosi con le radici delle leguminose. Si parla in questo caso di simbiosi endogena. Questi batteri emettono alcune sostanze che provocano la proliferazione dei tessuti della radice e così si formano i tubercoli. Quanto più il suolo è ben compenetrato d’aria e d’acqua tanto meglio si sviluppano questi tubercoli sull’apparato radicale. Se voi invece concimate con l’azoto sotto forma di sale solubile, questi tubercoli scompaiono, non del tutto ma in gran parte. L’efficienza delle leguminose nel fissare l’azoto atmosferico viene assai ridotta. Una coltivazione di erba medica dell’età di due anni può fissare fino a 300 kg di azoto per ettaro. Se io invece la concimo con azoto di sintesi, l’efficienza di fissazione di azoto da parte della leguminosa viene ridotta perlomeno di un terzo, ma forse anche della metà . Così facendo io impedisco alla pianta di esprimere le proprie capacità , le proprie attitudini naturali; la pianta non può svilupparsi come vorrebbe. Quello che possiamo osservare nell’erba medica, vale anche per tutte le altre piante. Voglio approfondire ancora un po’ questo aspetto. Studiando questo apice della radice, vedete come esso si approfondisca nella terra (disegna), esso si sviluppa proprio sulla punta estrema della radice. In quel punto la radice è estremamente vitale: le cellule continuano a dividersi e la radice continua ad approfondirsi nel suolo. In corrispondenza al suo apice, la radice secerne di continuo cellule viventi che originano una sorta di mucillaggine attraverso la quale la radice si sviluppa, così come una lumaca procede sulla propria scia. La radice rende vitale il suolo mentre si approfondisce in esso. E questa cuffia radicale, questa mucillaggine, muore rapidamente e viene immediatamente colonizzata dai batteri. Questi sono imparentati coi batteri simbionti delle leguminose, essi però non vivono all’interno della radice ma alla sua superficie. Nella parte situata un pò più in alto rispetto all’apice i tessuti della radice muoiono rapidamente e lignificano. Abbiamo quindi una polarità tra vita e morte. La cosa meravigIiosa consiste nel fatto che tra questo polo di vita e questo polo di morte si sviluppano proprio i peli radicali. Se voi mettete un seme nella terra, questo germina e in questa fase voi potete strappare questa piantina con grande facilità , ma nel momento in cui essa diventa verde si sviluppano i peli radicali e per questa ragione non riuscirete più a strapparla cosi facilmente. Ciò significa che, tramite i suoi peli radicali, la pianta concresce con la terra. Se ora ingrandisco il disegno, vedete come questi siano estroflessioni dell’epidermide più esterna della radice, la loro lunghezza è forse mezzo millimetro. Ora queste estroflessioni concrescono con i minerali del suolo, si formano dei collegamenti molto stretti tra i peli radicali e i minerali argillosi. Questo legame è talmente stretto che non si può più riconoscere un confine tra la pianta vivente e il suolo. Cosa fanno allora questi peli. radicali, oltre a unirsi ai minerali del suolo? Dall’alto, dalla sfera delle foglie verdi, gli assimilati scendono fino ad arrivare qui, nei peli radicali, dove si verifica un processo di escrezione di questi stessi assimilati. Dal punto di vista delle radici la pianta può essere definita come un secchio senza fondo: tutto quello che si è formato in alto, nelle parti verdi della pianta, fluisce verso il basso ed esce attraverso i peli radicali. Questi assimilati sono proteine, carboidrati, enzimi e acidi organici. Tutto il metabolismo della pianta viene escreto nel suolo tramite l’apparato radicale che nutre i batteri, la vita del suolo che sta attorno alle radici. Questo fa sì che attorno alle radici si instauri una simbiosi esogena con altri tipi di batteri. Quanto più ci avviciniamo alle radice, tanti più rapporti di simbiosi, tanta più vita batterica abbiamo; quanto più ci allontaniamo dalle radici tanto meno intensa è questa vita microbica. Quindi qui abbiamo una simbiosi esogena, mentre nei tubercoli avevamo una simbiosi endogena. Naturalmente anche le leguminose instaurano dei rapporti di simbiosi esogena. Per descrivere ciò si parla di â€rizosferaâ€. Potete quindi immaginarvi quale meraviglioso ordine pieno di saggezza esista nel terreno. La pianta è il grande freno che cresce nella terra e che impedisce ai batteri di mineralizzare tutto. I batteri vengono guidati dalla pianta per quanto riguarda l’esercizio delle loro funzioni. La pianta guida il processo di degradazione in modo tale che le sostanze vengano mineralizzate in modo sufficiente ma non eccessivo. Oggi si considera la pianta come un essere passivo; noi dobbiamo invece chiederci come si debba concimare una pianta in modo adeguato affinché essa diventi un essere indipendente. Adesso, mentre la radice cresce, l’humus che si trova intorno alla radice stessa viene lentamente degradato. Le escrezioni radicali provocano la degradazione dell’humus e quindi la mineralizzazione delle sostanze organiche. Le proteine vengono degradate e si origina il nitrato, ma anche i fosfati e tutte le altre sostanze che noi definiamo come “saliâ€. E questi sali vengono assorbiti dai peli radicali insieme all’acqua. Quindi nello stesso pelo radicale abbiamo una corrente escretoria e una corrente di assorbimento. Il tutto è regolato dall’ organizzazione vitale della pianta superiore. I microrganismi, seguendo la propria natura, distruggerebbero tutta la vita organica, la pianta, però, li governa mettendoli al proprio servizio. Se voi invece concimate con l’azoto di sintesi vedrete che anche questo rapporto di simbiosi si riduce. Per esempio, in un terreno ben sviluppato le piante possono instaurare 10, 11, 12, 13 diversi tipi di rapporti di simbiosi. Esistono rapporti di simbiosi anche con i funghi. le cosiddette micorrize; non tutte le piante formano micorrize, però ce ne sono molte, in particolare si tratta delle essenze forestali. I funghi delle micorrize hanno la capacità di penetrare con i loro miceli nelle radici, assorbono gli assimilati della pianta (quindi da questo punto di vista possono essere considerati dei parassiti), ma poi con le loro ife si sviluppano nel terreno colonizzandone enormi superfici e assorbendo sostanze minerali e acqua che poi cedono alle piante. Una delle cause della morte dei boschi è dovuta al fatto che la simbiosi attraverso le micorrize cessa a causa dell’ eccesso di azoto che arriva tramite la pioggia. Se quindi concimiamo con l’azoto di sintesi, la radice della pianta perde in gran parte la capacità di instaurare rapporti di simbiosi sia endogene che esogene. La concimazione con azoto di sintesi indebolisce la pianta per quanto riguarda la sua capacità di costruire il terreno a partire dalle proprie forze. L’azoto che viene prodotto in modo artificiale, quindi aggirando i processi vitali, ha sempre un effetto distruttivo sulla vita delle piante. È stato fatto un bilancio statistico dell’uso di azoto di sintesi nel ventesimo secolo: all’inizio del secolo con una certa quantità di azoto si otteneva una determinata resa, man mano che il secolo procedeva, ci voleva sempre più azoto per ottenere la stessa resa. E ciò è proprio dovuto a quanto precedentemente descritto. Quello che voglio dire con ciò, è che dobbiamo cercare di ottenere l’azoto solo tramite il processo di degradazione dell’humus. Ecco qui le nostre radici e noi ora dobbiamo favorire lo sviluppo della rizosfera da parte della pianta e la degradazione dell’humus. Questo è il processo che dobbiamo favorire in primavera. L’humus deve essere presente nel terreno, si tratta dell’humus formatosi l’anno precedente e negli anni addietro; la sua presenza è una questione che riguarda la concimazione. E adesso, una volta che l’humus è presente, dobbiamo chiederci come sia possibile favorire la sua degradazione in primavera. Possiamo farlo cercando di tenere sempre aperta la crosta superficiale del suolo in primavera. Dopo ogni pioggia dobbiamo rompere la crosta superficiale che si forma: per questo in nessuna azienda agricola biodinamica può mancare l’erpice strigliatore. E perché questo è tanto necessario? Perché tutta la vita presente nel suolo – quindi anche la radice delle piante – deve respirare, così come fanno uomo e animali. In seguito alla respirazione del suolo si sviluppa l’anidride carbonica; se nel terreno c’è troppa anidride carbonica, essa agisce come un veleno. Quindi è importante che essa esca dal terreno, venga espirata, per questa ragione il terreno deve essere sempre aperto. Una volta che la crosta superficiale è rotta e il terreno è aperto, quando il vento soffia sul campo trascina con sé l’anidride carbonica che è pesante e che tende a depositarsi. In questo modo si favorisce la penetrazione dell’ ossigeno nel suolo; noi sappiamo che sia le radici delle piante che gli organismi terricoli hanno bisogno di ossigeno. Se vogliamo sintetizzare il processo che dobbiamo favorire in primavera possiamo dire: stimolare la degradazione dell’humus e fare una lavorazione che io chiamo “la lavorazione della pelleâ€, una lavorazione estremamente superficiale della profondità massima di 2 – 3 centimetri. Se si va a una profondità maggiore, il suolo si asciuga subito. Se andiamo avanti verso l’estate, qual è ora il processo dominante? Se noi coltiviamo i cereali, osserveremo sempre che, quando camminiamo su un campo di cereali, questo tende a essere leggermente elastico sotto i nostri piedi all’incirca fino al momento della fioritura, quando all’improvviso il terreno tende a diventare sempre più duro man mano che si procede nel processo di maturazione dei cereali. Questo dipende dal fatto che i rapporti di simbiosi delle radici iniziano a indebolirsi e i batteri muoiono lentamente. E poi succede qualcosa di meraviglioso, che è particolarmente intenso nei cereali ma si verifica anche con altre colture, e cioè le radici iniziano ad assorbire silicio dal suolo. Questo è un vero e proprio processo di maturazione: l’acido silicico sotto forma colloidale viene assorbito dalle radici delle piante (in particolare nei cereali, ma anche nelle altre piante), sale nella parte aerea della pianta e si deposita alla periferia. Il silicio si deposita nella paglia dei cereali, conferendole, la sua tipica lucentezza. La paglia biodinamica luccica, la paglia convenzionale prodotta con azoto di sintesi non luccica, è opaca. Attraverso l’osservazione della forma esteriore della pianta potete constatare quanto la concimazione azotata danneggi tutta la fisiologia della pianta. Vedete poi come l’acido silicico migri nelle foglie fino a raggiungerne l’apice: questo è un fattore fondamentale che rende le piante meno suscettibili all’attacco fungino. Poi questo silicio migra verso l’alto e si deposita in modo particolare nelle glume che rivestono il chicco di cereali, ma la concentrazione maggiore viene raggiunta nelle reste della spiga. Da ciò potete vedere come l’acido silicico abbia proprio la tendenza a migrare e a depositarsi alla periferia estrema. La stessa cosa succede anche nell’uomo: se voi verificate dov’è che l’acido silicico viene depositato, lo troverete sempre alla periferia: nei capelli, nella pelle, negli organi di senso, negli occhi e nelle mucose che rivestono gli organi. Quindi, questo processo si compie poco prima della maturazione, è collegato ad essa ed è un fattore che influenza la qualità . Se poi verificate di quale tipo di acido silicico si tratta, vedrete che si tratta di una pietra semi preziosa: l’opale, il quale conferisce la lucentezza alla paglia. E ora arriva il periodo estivo nel quale trebbiamo il nostro cereale e portiamo a casa il raccolto. La pianta di cereale, crescendo, ha sviluppato il suo apparato radicale, e sul terreno ci sono ancora le stoppie. Adesso ci dobbiamo chiedere quale sia il processo fondamentale che si verifica ora, dopo la raccolta. La cosa fondamentale è che in questo periodo vengono prodotti i residui organici che daranno origine all’humus nutritivo. La domanda successiva consiste nel chiederci come sia possibile trasformare questo humus ancora molto grezzo in una forma di humus che possa conservarsi nel terreno e ci serva nell’ anno successivo. Si tratta del processo opposto a quello primaverile: ora dobbiamo costruire l’humus. Primavera: degradazione dell’humus; estate: costruzione dell’humus. In che modo possiamo favorire questo processo? Anche qui è necessario fare una determinata lavorazione del suolo, miscelando la terra con i residui colturali e rendendola sciolta. Sarà una lavorazione superficiale che andrà alla profondità di 8 centimetri. Naturalmente questo è solo un valore indicativo, ogni singola azienda agricola deve cercare di trovare la sua profondità ideale. Qual è lo scopo fondamentale che vogliamo raggiungere con questo tipo di lavorazione di interramento superficiale? La cosa fondamentale è arieggiare il terreno. Vogliamo stimolare di nuovo la vita microbica, facciamo quindi entrare l’aria e poi abbiamo bisogno di oscurità . Il mondo degli animali terricoli (che sono quelli che ci interessa favorire adesso) lavora solo nell’ oscurità della terra. E poi abbiamo bisogno di umidità . Proprio in estate, quando il suolo tende ad asciugarsi fino in profondità , dobbiamo cercare di conservare il più possibile l’umidità residua. Queste tre condizioni: aerare, inumidire il terreno e portare oscurità devono essere rispettate per favorire lo sviluppo della vita animale nel suolo. Tramite questa lavorazione superficiale di interramento che viene fatta in estate cerco di attirare gli animali terricoli, i lombrichi per esempio, dal basso verso l’alto. Gli animali che rivestono la massima importanza nella tarda estate sono i lombrichi. Naturalmente ciò non significa che non siano importanti anche tutti gli altri animali del suolo, ma il rappresentante della vita animale in questo momento è proprio il lombrico. Ma cosa fa il lombrico? In cosa consiste la sua importanza? Adesso io non sto parlando del lombrico del cumulo di composto, parlo del lombrico terricolo. li lombrico del cumulo è quello rosso, questo è invece il Lombricus terrestris che sale e scende nelle gallerie del suolo. Provate a osservare questo lombrico: in realtà ha una forma insignificante, è costituito per il 90% d’acqua, è vischioso, sembra quasi un pezzo di intestino, è segmentato. La presenza di segmentazione nella natura indica sempre il fatto che l’elemento eterico prevale sull’elemento astrale. Il lombrico è un essere vivente che è completamente immerso in un’attività metabolica. Potremmo descriverlo molto a lungo perché il lombrico è un miracolo. Ha qui un’apertura tramite la quale ingerisce il suolo nel quale avanza. Lui mangia solo sostanza predigerita dai microrganismi, così come fa la mucca, che ingerisce la sostanza organica, la deposita nel rumine dove ha luogo un processo di degradazione microbica e solo allora rigurgita il bolo e quindi digerisce. Qui c’è lo stomaco del lombrico, che non si limita a mangiare residui organici, ma ingerisce anche argilla e sabbia. Quindi si può dire che il lombrico mangia la terra intera. Queste sostanze raggiungono lo stomaco nel quale c’è una piccola ghiandola che secerne bicarbonato di calcio e, se il PH nel suolo è attorno a 6, esso viene innalzato attivamente dal lombrico fino a raggiungere il PH 7. La sostanza ingerita attraversa tutto il corpo del lombrico per poi uscirne. L’intestino del lombrico è strapieno di microrganismi che trasformano tutta la sostanza organica. Quindi ciò che nella radice della pianta era una forma di simbiosi esogena, ora questa stessa simbiosi la troviamo all’interno del corpo del lombrico. Tutto il processo di degradazione viene diretto da un essere animato, il lombrico, e non più da un essere puramente vitale quale è la pianta. Nella pianta in primavera tutto è rivolto verso l’esterno, mentre invece l’animale è tutto rivolto verso l’interno. Quindi il processo della crescita vegetale è un processo di esteriorizzazione, mentre l’animale terricolo compie un processo di interiorizzazione. Il risultato è che ciò che è stato digerito dal lombrico è la terra più fertile che esista. A parte il fatto che il lombrico riesce ad innalzare il PH del suolo fino alla neutralità , la caratteristica meravigliosa dell’escremento del lombrico è il fatto che esso è una perfetta sintesi tra sostanza organica e sostanza minerale: è un complesso organico-minerale. Esso è straordinariamente stabile, qui l’humus nutritivo è diventato humus stabile, che non è più facilmente attaccabile dai microrganismi per cui può conservarsi per decenni, centinaia o migliaia di anni Per questa ragione dobbiamo favorirne lo sviluppo. Se noi infatti vogliamo ottenere un terreno veramente fertile, dobbiamo favorire la vita dei lombrichi, dobbiamo fare in modo che nel nostro terreno durante l’anno ci siano sempre abbastanza sostanze dalle quali si possa formare l’humus nutritivo. Permettetemi ora di raccontarvi una breve storia. Nella nostra azienda biodinamica, il Dottenfelderhof; vennero dei ricercatori dell’Università di Giessen per prelevare dei campioni di terreno da analizzare. In quell’occasione contarono il numero dei lombrichi presenti nel suolo. Confrontarono poi questo numero con quello di un’ azienda mista confinante e anche con un’azienda convenzionale molto intensiva che produceva ortaggi. In quest’azienda molto intensiva trovarono quattro lombrichi per metro quadro, nell’azienda convenzionale mista i lombrichi erano 24, sui terreni biodinamici del Dottenfelderhof, dopo due anni di coltivazione di un miscuglio di trifoglio e graminacee e su un terreno limoso profondo, i lombrichi presenti in un metro quadro erano 600. Si potrebbe anche dire che pure 400 sarebbero sufficienti, anche 200! Ma immaginatevi il lavoro che fanno questi lombrichi in un anno. Voi sapete che i lombrichi fanno queste gallerie verticali (sono state trovate gallerie che andavano fino a 7 metri di profondità ) e i lombrichi si muovono molto rapidamente su e giù in queste gallerie. Quando risalgono spingono fuori l’anidride carbonica, mentre quando scendono portano giù l’ossigeno: lavorano come una pompa attiva. La cosa che è importante fare in estate è stimolare al massimo l’attività dei lombrichi interrando in superficie i residui colturali con una lavorazione. Sono quindi gli animali terricoli gli artefici dell’humus. lo ho sempre davanti a me questa immagine: il lombrico è un verme, è molto ma molto sviluppato dal punto di vista evolutivo, ha una circolazione sanguigna, ha sangue rosso, ha un sistema nervoso molto sviluppato ma non ha organi di senso (ad esempio non ha occhi), in esso è il corpo intero ad esercitare un’attività sensoriale. In natura abbiamo le farfalle: anch’esse si sviluppano da un uovo così come il lombrico, da questo uovo si sviluppa una larva, anche questa è segmentata, vicina quindi al lombrico. Ma poi questa larva fa qualcosa di incredibile: inizia ad avvolgersi in un bozzolo sotto la luce del sole e lì dentro si compie una trasformazione totale. All’improvviso questo involucro si rompe e compare la farfalla meravigliosa. Quindi, ciò che è celato nella larva come predisposizione, ora, all’improvviso, si manifesta sotto forma di farfalla. Il lombrico, invece, resta verme. La forza che nella farfalla porta a questa splendida manifestazione esteriore, resta dentro al lombrico. Per questa ragione io dico sempre che, se il lombrico divenisse farfalla, sarebbe la farfalla più bella di tutte. In estate quindi, tramite la lavorazione del suolo dobbiamo creare le condizioni favorevoli all’attività del lombrico. Questo processo deve proseguire fino in autunno, e in agosto arriva il momento, nel quale nella natura il processo di formazione dell’humus raggiunge la sua fase ottimale: questo è il processo esattamente polare al processo di cristallizzazione che ha luogo in inverno. Ci deve essere un equilibrio tra questo impulso alla cristallizzazione che coinvolge il regno minerale in inverno e l’agosto, il periodo nel quale il processo di formazione dell’humus raggiunge il suo culmine. Avvicinandosi all’autunno la natura inizia lentamente ad andare verso il riposo. Se voi osservate con attenzione ciò che accade a fine settembre – inizio di ottobre, vedete come tutto ciò che è vivo passa a forme di quiescenza: gli insetti passano l’inverno sotto forma di uovo, le piante sotto forma di seme. (…) La dinamica dell’humus procede quindi in questo modo: abbiamo una fase di degradazione in primavera; poi un processo-di costruzione dell’humus nella seconda metà dell’anno che prosegue fino all’autunno, quindi tutta la vita si ritrae. E questo è il momento ideale per effettuare una lavorazione del suolo che vada in profondità usando l’aratro. A partire dalla primavera andando verso l’inverno le lavorazioni del suolo vanno sempre più in profondità . Vedete, la lavorazione del suolo, che è sempre stata un’arte elevatissima, può essere sviluppata solo a partire dalla conoscenza dei processi che si verificano nel suolo nel senso che abbiamo descritto. Sicuramente questi processi possono essere guidati in modo artificiale intensificandoli, come facciamo ad esempio in orticoltura e nel compostaggio. Il processo di compostaggio è lo stesso processo di cui noi favoriamo lo sviluppo in estate in pieno campo. Tramite il processo di compostaggio noi costruiamo l’humus stabile, scuro e friabile, che poi distribuiremo sulle superfici coltivate ad ortaggi. La concimazione con composto maturo è fondamentale anche nella frutticoltura e nella foraggicoltura. Nella coltivazione dei seminativi, invece, dobbiamo cercare di intensificare i processi di trasformazione naturali tramite le lavorazioni del suolo. Spero veramente che vi siate fatti un idea di quanto sia importante considerare la dinamica dell’humus nel corso dell’ anno e di come sia possibile accompagnare questo processo, che è un processo temporale, adottando misure adeguate. La cosa più sbagliata che possiamo fare è non tenere conto di questi processi ed effettuare le lavorazioni come capita solo perché abbiamo a disposizione gli attrezzi. Con questo desidero concludere e ci vediamo questo pomeriggio nell’orto. Traduzione di Lucy Milenkovic