Jean Piere Bringiers apre la conferenza con la presentazione dell’azienda sementiera Sativa Rheinau Ag e la sua attività di produzione, vendita e selezione delle sementi. Proietta sul grande schermo del Circolo Arci Bellezza foto di
atmosfere date da piante e ortaggi che mostrano al pubblico, in modo più esplicito, la propria essenza fondamentale. Cavolo rapa, carota in serra, carota in campo, finocchio, broccolo e erba cipollina in fiore diventano i protagonisti!
Fondata nel 1999 da Amedeus Zschunke, Sativa Rheinau è situata alla frontiera fra Svizzera e Germania lungo un braccio del Reno che circonda un antico monastero benedettino, sua splendida sede, che ospita in 2 ettari di orto abbaziale il laboratorio sementiero, cuore dell’attività e, in continuità a questo, altri 500 ettari di superficie dedicati a moltiplicazione e produzione. L’attività di Sativa è la distribuzione di sementi bio e biodinamiche in tutti gli ambiti agricoli, ovvero la produzione e moltiplicazione di orticole, con una rete di produttori in Europa e Tunisia, e di cereali, in stretta collaborazione con il selezionatore biodinamico Peter Kunz. La vocazione di Sativa è la selezione di mantenimento di varietà orticole tradizionali, di miglioramento di varietà orticole antiche, di creazione di nuove varietà orticole specifiche per l’agricoltura biodinamica e di moltiplicazione grazie a un network di produttori. In Italia la produzione di sementi per Sativa va da Taranto a Varese: infatti oggi Sativa è presente in 15 aziende in Italia, tanto che quasi la metà dei suoi produttori sono italiani. L’avventura italiana cominciava nel 2008 quando Fabio Brescacin proponeva a Sativa di
accompagnare i produttori fornitori di Ecor a convertirsi a seme non ibrido. Nasceva così una cooperazione con Ecor per un lavoro a lungo termine con buone prospettive e che avrebbe portato la Fattoria Di Vaira (primo partne rproduttore
nel 2008) alla creazione dalla primavera 2014 del primo centro di produzione proprio, ovvero un orto sementiero (un ettaro dicarota) completamente gestito da Sativa in Molisein una zona ottimale per clima ventilato e vicinanza al mare.
Bisogna ricordare che la carota è il prodottomigliore di Sativa (10 qualità in catalogo), ma che anche broccolo e finocchio vengono riprodotti alla Di Vaira, così come zucchine alle Tre Marie in Veneto e il cavolo nero a La Collina in Emilia
Romagna e il cavolo rapa da Amicobio in Campania e altri.
In particolare, a La Collina a Codemondo (RE) è attiva una stazione di ricerca sul pomodoro (breeding farm ) gestita da Mauro Buonfiglioli, genetista convenzionale che ha trasferito in Sativa i suoi saperi per motivi etici.
Segue l’intervento di Amadeus Zschunke che parla della revisione della legge europea sulle sementi, introducendo una panoramica sulla situazione odierna e sulle motivazioni di un lavoro alternativo sulle sementi. Descrive una situazione che negli ultimi decenni è diventata drammatica: l’evoluzione della genetica convenzionale ha portato ad un diaframma sempre più sottile fra ibridi e ogm e l’evoluzione del mercato è altrettanto rapida, tanto che se nel 2007 i 2/3 del seme mondiale erano in mano a dieci multinazionali, già nel 2012 le prime tre di queste controllavano il 50% del mercato UE.
Alcuni esempi: Monsanto e Syngenta producono il 50% delle varietà di pomodoro, di peperone e di cavolfiore e in Italia nell’aprile 2014 Syngenta rileva la Società Produttori Sementi (Bologna, 1911), leader italiana nel miglioramento di seme
di grano duro. Una sfida importante in Italia sarebbe proprio un lavoro sul grano DURO e in questo Sativa vuole l’Associazione Biodinamica come partner! Deve essere chiaro e divulgato a tutti perchè fare una selezione bio-dinamica di nuove varietà vegetali: perché si usa meno concime e si propone una dinamica nutritiva diversa, perché si presentano meno malattie vegetali e meno infestanti e soprattutto perché l’agricoltura biologica e biodinamica ha bisogno di altre varietà “educate†al BIO e al BIODINAMICO. Racconta dei criteri della selezione biodinamica grazie alle prove del gusto delle produzioni (soprattutto del succo di carota), secondo analisi dell’armonia nella crescita e nella forma, della salute e robustezza della pianta e anche mediante la deibridazione di varietà ibride, recuperando così risorse enormi investite nell’ibridazione (monopolio) e senza copyright . Nella pratica, il miglioramento genetico richiede molti incroci (6-10
generazioni di piante) e molto tempo (dai 6 ai 20 anni per sviluppare una nuova varietà sotto condizioni bio). Una parte concreta di queste problematiche viene espressa dalla legge di revisione e dalla vendita di sementi. Le direttive
europee sono uguali in tutti i paesi e sono riferite a Autorizzazione e licenza a produrre, pulire e vendere sementi, tanto che non è legale semplicemente coltivare e vendere semi ma questi richiedono una registrazione e la procedura può due anni di tempo. Senza dubbio potremmo dire che pochi campi della vita sociale sono vincolati in maniera così precisa come la vendita e produzione di sementi. Questa prassi nacque negli anni 20 del secolo scorso quando le norme
erano poche e si stabilì di proteggere i giardinieri, gli ortolani e il consumatore da un uso improprio e da un seme di scarsa qualità . Questa premura di tutela é ovviamente esagerata, perché se il consumatore non è soddisfatto cambia produttore. La Commissione UE ha deciso di rivedere/cambiare questa norma lavorando dal 2007 al 2014 a una proposta di legge con 1400 variazioni di proposte (tardive). Dietro le quinte c’è ovviamente la lobby dei grandi gruppi sementieri
europei e americani che per evitare rischi di copyright si fanno anche promotori dell’accordo di libero commercio tra Europa e USA, dimentichi che il seme è un oggetto culturale che appartiene a tutta l’umanità . La situazione attuale è che con la nomina del nuovo Parlamento EU la tregua di questi ultimi mesi potrebbe essere rimessa in discussione perchè l’iniziativa potrebbe nuovamente passare nelle mani della Commissione ed essere sottoposta nuovamente a discussione. La Commissione potrebbe addirittura lavorare (forse per altri sette anni!) ad una normativa completamente nuova.
E’ noto che Sativa (come le altre ditte sementiere del bio-dinamico) produce per l’agricoltura biologica delle varietà che non sono omologabili secondo gli standard del convenzionale, in quanto carenti di omogeneità (è richiesta omogeneità di
43 caratteristiche di cui 30 non sono rilevanti per la pratica agricola). Poiché tutte le attuali regole di omologazione sono tarate sugli ibridi, una nuova normativa che impedisse la coltura e vendita di specie non omologate determinerebbe la chiusura di Sativa e la fine delle produzioni bio.
Diventa allora importante la comunicazione e la divulgazione perché il consumatore medio è poco informato e questo prezioso lavoro è poco conosciuto. Anche per questo nel 2010 viene fondato Bioverita , il marchio per la selezione biologica in una agricoltura senza OGM, con varietà sane adatte all’agricoltura biologica e uno sviluppo attivo della biodiversità e della ricchezza varietale con più gusto e maggiore digeribilità . Vi appartengono Sativa, Peter Kunz, Biosuisse, Amicobio, Rapunzel, Ecor ed è un marchio che vuole spiegare che la qualità dipende anche dalla genetica del seme (verdure, grano, mais e presto anche frutta). Per diffondere l’idea fondamentale di Bioverita verrà creato un sito in italiano dal 2015 trovando in noi tutti gli ambasciatori di divulgazione ai consumatori.
In conclusione, Amedeus Zschunke e Jean Pierre Bringiers, invitano tutti a visitarli a Rheinau il 6 e 7 settembre 2014 alla festa “1001 Gemuese†www.1001gemuese.ch.