Se coltivazione e cura della Terra, da una parte, ed edificazione e costruzione del paesaggio, dall’altra, hanno oggi un legame stretto e spesso un rapporto conflittuale, problematico, lavorando entrambe da prospettive diverse su uno stesso ambito, il territorio, Agricoltura e Architettura hanno da sempre, fin dalla loro origine spirituale una matrice comune, una affinità sostanziale. Non solo narra il Mito che l’inventore dell’Architettura e dell’Arte fu Jubal, figlio del primo Uomo Agricoltore, Caino, ma anche oggi entrambi contribuiscono da versanti opposti all’esistenza viva e fattiva dell’essere umano e del mondo. L’Agricoltura cura, modella e trasforma e nobilita il substrato naturale della Terra; l’Architettura crea, trasforma e nobilita il volto artificiale, arte-fatto, fatto ad arte, del nostro Pianeta. Entrambe lavorano evolutivamente al compito dell’Uomo di trasformare concretamente in senso spirituale il Pianeta Terra che abitiamo.
Da una diversa prospettiva, ma a questa collegata, si può dire che in sintesi l’Agricoltura lavora alla Sostanza della Terra, mentre l’Architettura lavora alla Forma e l’insieme delle due costituisce l’Essere vivente del Pianeta.
Alimentazione terrestre ed alimentazione cosmica
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La stessa prospettiva si può applicare direttamente anche all’Uomo. Dalle conoscenze della Scienza dello Spirito antroposofica sappiamo che da queste due attività dell’uomo provengono gli alimenti, il cibo di cui ci nutriamo: l’agricoltura, con tutte le sue attività collegate, ci procura le sostanze che ci alimentano quando ci nutriamo con il cibo; l’architettura e in genere le arti, quando modellano e creano il mondo costruito, attraverso le percezioni degli organi di senso che assumono la qualità sensoriale del mondo ci forniscono gli alimenti per una nutrizione speciale che ci giunge appunto attraverso la percezione sensoriale e la respirazione ad essa collegata. Rudolf Steiner chiama la prima “alimentazione terrestreâ€, la seconda “alimentazione cosmicaâ€; rivela che la prima, quella fornita dalle sostanze che ingeriamo con il cibo, in realtà va a costituire solo la struttura e la materia del capo, del nostro sistema neurosensoriale, mentre la seconda alimentazione, quella costituita dal contenuto delle percezioni, va a formare struttura e forma e tessuti del restante organismo dell’uomo, scheletro, muscoli, organi interni: l’intera corporeità .
Questo fatto sorprendente, ignoto all’odierna visione materialista della realtà , è di fondamentale importanza per valutare appieno in che modo coordinare, collegare e fecondare reciprocamente le due discipline. Infatti oggi l’attività edilizia corrente ha dimenticato il fondamento spirituale del suo agire, si è ridotta a puro fatto tecnico e tecnologico, con preponderante valenza economica, e con questo non alimenta più da tempo l’essere umano, bensì si rivolge, nel migliore dei casi, ai suoi bisogni puramente materiali, che sono egoistici: crea così il paesaggio costruito povero, brutto, arido ed ostile delle periferie cittadine, ma anche occupa, disgrega e imbruttisce le campagne, il territorio naturale. D’altra parte, però, anche l’attività agricola di oggi ha tralignato, anch’essa dimentica della sua matrice spirituale e con la trasformazione tecnica in senso industriale e meccanico che ha subito nell’ultimo secolo, è fornitrice non solo di prodotti alimentari poco sani, ma anche impoverisce la terra e desertifica il territorio. Entrambe le attività del costruire e del coltivare devono essere rinnovate per ritrovare il loro compito evolutivo positivo.
Questo è possibile attraverso la comprensione e l’applicazione dei fondamenti della scienza dello spirito antroposofica che Rudolf Steiner ha posto alla base sia del rinnovamento dell’architettura con i cicli di conferenze del 1914 ad essa dedicate e con la costruzione dei due edifici del Primo e Secondo Goetheanum e delle costruzioni secondarie di Dornach, sia del rinnovamento dell’agricoltura e delle sue varie branche con il ciclo di conferenze di Koberwitz del 1924 e con le indicazioni pratiche e operative che lì ha dato.
Soprattutto per gli agricoltori è però sorprendente e indicativo che in quel ciclo, che sta alla base della nuova agricoltura biodinamica, Rudolf Steiner concluda nell’ultima conferenza il suo impulso, sottolineando proprio la necessità della conoscenza del fenomeno dell’integrazione fra alimentazione terrestre e alimentazione cosmica, affinché proprio gli agricoltori, che sono coloro che soprattutto si occupano della prima, di procurare o offrire le sostanze, non si dimentichino di coltivare anche la seconda, con la cura dell’aspetto percettivo dell’ambiente, della bellezza, dell’arte, dell’armonia del paesaggio agrario. Il che vuol dire che oggetto delle sane e nutrienti percezioni sensorie devono essere posti anche manufatti umani ricchi nelle loro forme, di contenuto artistico e spirituale, posto che la natura di per sé, come sapevano già gli antichi e come ha di nuovo riaffermato nel nostro tempo Goethe, anche se fosse lasciata libera e spontanea di prosperare, non sarebbe in grado di soddisfare il bisogno spirituale e animico, e quindi anche corporeo, di alimentarsi dell’uomo.
Oggi infatti non è più possibile appoggiarsi, per far questo, ai grandi modelli del passato, che hanno legato indissolubilmente i due mondi in un’armonia fattiva ed equilibrata. Per rimanere solo agli impulsi dati in epoca cristiana, il modello del convento benedettino, con le sue derivazioni centromedioevali della forma cluniacense e di quella cistercense, che aveva inserita la sintesi armonica tra lavoro dell’uomo in campagna e alla natura con il lavoro edificatorio delle case dei rustici e dei luoghi di preghiera in un fondamento religioso; e il modello rinascimentale della villa di campagna, che poneva l’abitazione del fattore, con le sue derivazioni tra il nobile e colto proprietario terriero –la “villa di deliziaâ€- e il saggio imprenditore agricolo, all’interno di una concezione ormai laica e un po’ pagana del mondo naturale; questi due modelli storici, dunque, ormai abbandonati e travolti dalla prepotenza funzionale ed utilitaristica materiale del modello industriale meccanicistico e consumistico, non sono più riproponibili oggi. Non è nemmeno per altro sufficiente, né molto proficuo appellarsi oggi al solo ricupero di vecchie abitudini agresti popolari, alla sola strenua e disperata conservazione di quanto ancora è rimasto come relitto degli antichi modelli anche edilizi, alla difesa intransigente e rigorosa degli scampoli di territorio cosiddetto naturale e incontaminato e degli esempi, magnifici ma svuotati, di insediamenti abitativi agricoli, di magioni storiche e rurali di altri tempi. Ciò, di per sé, è sicuramente meritorio e in teoria da appoggiare, ma ciò che è importante, ciò che è urgente ripensare e attuare è un nuovo modello di paesaggio agrario, di architettura per la campagna, di ambiente agricolo coltivato e costruito sui valori di una concezione dell’uomo e della natura allargata e fecondata da una visione scientifica spirituale, da un sentire organico vivente e goetheanistico e da un’azione consapevole e morale.
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Agricoltura ed architettura
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Quando, da parte del nuovo gruppo responsabile dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica in Italia è stato proposto nel 2012, all’interno di un incontro sull’ architettura organica vivente a Milano, di occuparsi in un prossimo futuro del problema dell’individuazione di un nuovo modello ideale ma anche pratico per il paesaggio agrario, in linea con l’impulso biodinamico, l’appello è stato accolto con grande interesse ed entusiasmo, al punto di volerlo portare, come uno dei 6 progetti di fecondazione reciproca fra l’architettura e le altre attività umane, all’attenzione dei partecipanti alla celebrazione, sempre a Milano il 20 settembre 2013, del centenario della posa della Pietra di Fondazione del Primo Goetheanum di Dornach, come occasione per lanciare nel prossimo futuro sei progetti su cui lavorare insieme.
Il primo di questi progetti, appunto quello della sinergia fra agricoltura biodinamica ed architettura organica vivente, ha trovato subito un’occasione concreta per proporsi all’interno del grande convegno organizzato a Firenze dal 20 al 23 febbraio 2014 dalla stessa Associazione per l’Agricoltura Biodinamica italiana “Alleanze per un nuovo modello agricoloâ€. In questa occasione il Gruppo di Milano di Architettura Organica Vivente, concretamente rappresentato dallo Studio professionale d’architettura “Forma e Flussoâ€, ha studiato e presentato nell’ambito dei tavoli tematici particolari delle tre serate a disposizione durante il convego, una proposta di percorso operativo per arrivare al nuovo modello agricolo auspicato, imperniata da una parte su una base conoscitiva e di riferimenti comuni, e dall’altra su una prima esemplificazione pratica di una possibile applicazione concreta di quei riferimenti.
Come individuare però i caratteri di questo futuro nuovo modello agricolo e paesaggistico? La possibilità più proficua è cogliere il carattere della matrice spirituale e cosmica che sta dietro sia l’attività agricola, sia dietro quella architettonica e che è comune alle due discipline. Se si studiano infatti i due cicli di conferenze fondamentali dove Rudolf Steiner indica le basi per i due ambiti di attività , è estremamente interessante notare le convergenze, le affinità e i richiami reciproci. Nelle prime quattro conferenze di Koberwitz, infatti, Rudolf Steiner tratta i fondamenti fisici e spirituali dei tre regni della natura, sui quali si basa poi l’agire dell’agricoltore-allevatore: per il regno minerale la polarità nel suolo dell’elemento siliceo e di quello calcareo, con la mediazione dell’elemento argilloso, che si collegano con le azioni dei pianeti soprasolari (Saturno, Giove, Marte) e quelli sottosolari (Venere, Mercurio, Luna) del nostro sistema planetario; per il vegetale la polarità tra crescita e sviluppo della funzione riproduttiva e vegetativa nella pianta e quella nutritiva della stessa, collegate ancora con i due gruppi sopra- e sottosolari dei pianeti; per l’animale fra influenza sul “capo†della bestia delle forze soprasolari/Sole e sul “ventre†di quelle sottosolari/Luna. Inoltre in tutto il ciclo sono intessute continue indicazioni sul carattere, l’azione, l’importanza non solo dei 4 elementi (calore, luce ed aria, acqua), ma soprattutto delle 5 sostanze elementari in gioco: carbonio, ossigeno, azoto, idrogeno e zolfo. Il tutto con la prospettiva di lavorare per l’ideale dell’individualità aziendale agricola al cui centro c’è l’uomo.
Dall’altra parte, nelle cinque conferenze “Verso un nuovo stile architettonico†del 1914 sono presenti analoghi riferimenti di base: con allusione agli arti costitutivi dell’essere umano, troviamo via via indicata la polarità e l’equilibrio tra forze di peso e forze di sostegno come traduzione fisica dell’azione delle forze terrestri e di forze cosmiche (solari); lo sviluppo dell’esperienza della forma architettonica tra concavo e convesso e nella superficie doppiamente curvata, come accesso alla dimensione eterica del vivente; la polarità tra colore rosso e colore blu, rappresentanti dello spettro cromatico tra luce e tenebra, come atmosfere coloristiche animiche di fondo; lo sviluppo di un rapporto con lo spazio dell’essere che vede il rovesciamento reciproco tra coscienza puntiforme (il centro del cerchio spaziale) e coscienza periferica (il perimetro del cerchio). Il tutto ruotante attorno al motivo centrale dell’organismo fisico umano come microcosmo, proiezione del macrocosmo del sistema planetario solare (“Le vere leggi estetiche della formaâ€). Come si diceva, le corrispondenze sono molte e quindi proficuo potrebbe essere lo sviluppo di un modello architettonico, a piccola media e grande scala, che si basi su di esse per formare criteri e linee guida di riferimento validi da applicare alle dimensioni del paesaggio agrario nelle sue varie componenti. Questo naturalmente è un primo spunto orientativo, che aspetta di essere raccolto da persone interessate dei due campi, per la necessaria elaborazione in vista di compiti futuri.
Un caso concreto
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A fianco dell’accenno aforistico a questa possibilità , a Firenze il Gruppo architetti di Milano/Studio Forma e Flusso, ha voluto però anche presentare un’applicazione pratica dei principi dell’architettura organica vivente moderna al tema della progettazione per un ambito agricolo. Per far ciò ha potuto godere della collaborazione dei fondatori dell’azienda biodinamica “La Collina†di Codemondo (RE), con cui ha potuto dialogare per esaminare come elaborare quei principi su un caso concreto e particolare di azienda agricola. La scelta, oltre a motivi pratici organizzativi, occasionali, è stata suggerita anche dal fatto che “La Collina†è un esempio non frequente di individualità agricola completa, in cui sono presenti tutte le componenti principali (vegetali e animali). L’azienda oggi consta di due nuclei edilizi separati, collegati da un viale rettilineo alberato e attorniati dai campi di coltivazione. Il terreno, di natura prevalentemente argillosa, è pressoché orizzontale con modeste, lievi ma percepibili ondulazioni laterali. Nei 36 ettari di terreno di pertinenza (più altri 7 in affitto), vengono coltivate molte piantagioni, dai cereali, agli ortaggi, alle piante da frutto. In una stalla di recente fabbricazione sono ospitati circa 15 capi di bovini da ingrasso. La Collina nacque 30 anni fa circa, all’indomani di un complesso percorso sociale dei fondatori, anche per ospitare alcune persone reduci da programmi di recupero da tossicodipendenza; alcuni di essi trovano ancora oggi alloggio in un fabbricato dell’azienda.
I criteri di progettazione dell’intervento sono stati principalmente due: mostrare le potenzialità formali funzionali e spaziali dell’architettura organica vivente, proponendo all’interno dell’intervento la realizzazione ideale, da una parte, di fabbricati ex-novo di forme organiche viventi adatte alle necessità pratiche dell’azienda; dall’altra, tener conto comunque della situazione preesistente della realtà agricola ed edilizia, intervenendo con la valorizzazione delle parti esistenti che conservano ancora elementi di pregio. Tra i due criteri opposti si è sviluppato il metodo della proposta progettuale, che in tre fasi, realizzabili autonomamente in 3 tempi diversi, arriva a rinnovare sensibilmente il panorama dell’azienda nella direzione di un possibile futuro modello.
Tre fasi e tre modelli d’azione
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I – Nella prima fase sono stati previsti il restauro e la valorizzazione della primitiva casa colonica centrale del nucleo più grande, quello abitativo, dai caratteri storici originari del posto (con la tipica “porta mortaâ€centrale), liberandola del porticato aggiunto in tempi recenti, poi chiuso a vetri, che la circonda e che ora contiene il negozio di vendita in loco dei prodotti. Tale manufatto, ancorché utile, è però piuttosto brutto e ha sfregiato e soffocato l’unico edificio preesistente di un certo valore: lo si vuole quindi sostituire con un nuovo fabbricato previsto poco distante. Oltre a questo primo intervento, si propone l’integrazione e la valorizzazione di una seconda coppia di fabbricati, una serra a vetri ora poco utilizzata e un vicino piccolo edificio prefabbricato in legno, che ospita uffici e deposito. Il progetto prevede di racchiudere l’insieme con un volume unitario che, avvolgendo la serra, la adegui a necessari parametri di isolamento termico acustico e visivo, e le consenta quindi di trasformarsi in una sala per eventi festivi e culturali vari, funzionanti tutto l’anno. Tra la serra e il prefabbricato la nuova copertura realizza inoltre uno spazio coperto intercluso, ampio, luminoso per le grandi vetrate dei lucernari sovrastanti, per ospitare manifestazioni varie, i servizi per la sala e un atrio di smistamento interno. Il prefabbricato viene anche valorizzato sia per l’uso che per l’aspetto estetico innovativo.
Un secondo grande intervento di questa fase è la costruzione, come detto, di un nuovo negozio in sostituzione del portico abbattuto. Con il progetto presentato si è voluto mostrare in questo caso come l’architettura organica vivente sia in grado di servirsi anche di modalità costruttive pratiche e di pronto utilizzo tipiche del nostro tempo. Qui infatti si propone un fabbricato, che va ad occupare il posto di un ex-fienile, ricovero attrezzi e conservazione prodotti, poco distante da demolire e sostituire, di tipo modulare, quindi ripetibile e abbinabile, analogo quindi a quelli di uso pratico nell’edilizia funzionale odierna di bassa qualità , ma studiato con una forma trapezoidale e volume mosso che conferiscono un aspetto molto più di qualità artistica ed architettonica, senza precluderne il contenuto pratico e funzionale. La costruzione con sistema di parziale prefabbricazione in legno ne consentirebbe inoltre una realizzazione rapida e a costi controllati.
Nel disegno accluso questi interventi sono contrassegnati con il colore giallo.
II – La seconda fase potrebbe prevedere un intervento che coinvolge l’altro nucleo edilizio dell’azienda, quello dove c’è la residenza degli ospiti temporanei e la nuova stalla. Qui sono previsti l’abbattimento del vecchio volume rustico ex-fienile, già sfigurato da un precedente intervento edilizio, e due piccoli rustici secondari, tipo baracche provvisorie ora adibite a sala riunioni e a depositi, come anche di un grande capannone obsoleto a magazzino. Al loro posto vengono collocati 4 moduli del blocco trapezoidale sopra descritto, accostati ed articolati in vario modo che, essendo flessibili e versatili al loro interno, possono ospitare: una nuova stalla da affiancare a quella recente che viene conservata, un nuovo grande fienile e deposito mangimi, una nuova autorimessa per autoveicoli agricoli, un nuovo grande magazzino con diversi servizi annessi. La residenza viene temporaneamente conservata in loco.
Nel disegno accluso questi interventi sono contrassegnati con il colore blu.
III – La terza e ultima fase del progetto torna a lavorare sul nucleo madre più grande: vengono demoliti i due grandi blocchi di depositi servizi e locali lavorazione prodotti vegetali ed animali, dall’aspetto attuale obsoleto, per sostituirli con un complesso di tre moduli trapezoidali posti a ventaglio a completare da questo lato lo spazio aperto della nuova corte rurale, accogliente e conchiusa. Essi conterranno le stesse funzioni attuali degli edifici demoliti, ma con prestazioni ambientali, funzionali, tecnologiche e distributive aggiornate. Un portico coperto cingerà tutti questi moduli e li collegherà con il nuovo negozio, incrementando l’unità dell’insieme e il suo carattere espressivo.
Un ultimo intervento dell’insieme, ma che volendo può essere anche realizzato anticipatamente perché autonomo dagli altri, è la demolizione della vecchia porcilaia con i relativi silos del mangime a sud, ormai inutilizzabili e la loro sostituzione con un nuovo edificio in libere forme organiche viventi, destinato ad ospitare la sede di una scuola di agricoltura biodinamica con foresteria annessa. Esso presenta all’interno di due volumi articolati e dalle forme fluide e compatte, adatte all’utilizzo umano: al Piano Terreno i locali aule e laboratori didattici, nonché spazi conviviali (cucina, pranzo) per la comunità scolastica; al Piano Primo le camere in numero di 12 (eventualmente a due letti) con servizi e locali comuni. Questo nuovo edificio, anch’esso realizzato con sistemi costruttivi in legno, potrebbe essere suddiviso, se desiderato, in due blocchi separati ma contigui, nel caso si voglia spostare in uno di essi gli ospiti della residenza ex-tossicodipendenti dalla palazzina attuale, per destinarla a uffici ed eventuale abitazione di un custode delle stalle.
Nel disegno accluso questi interventi sono contrassegnati con il colore rosso.
Per l’ultima fase sarebbe poi da intervenire sugli spazi aperti: piantumazione della nuova corte/aia con alberi locali che creano “spazioâ€, rinfoltimento degli angoli del giardino attorno alle case con alberi e cespugli alternati dal carattere aperto e chiuso, decorativo e produttivo; infine la cura dello spazio a sud della serra e della casa madre con aiuole di fiori e cespugli, vialetti e posti a sedere, che creino un piccolo parco godibile sia dagli abitanti che dai visitatori. Essendo questo parco estensibile attorno alla grande vasca d’acqua di riserva esistente, si pensa di rimodellare il terreno attorno ad essa, sul suo lato ovest, con l’inserimento di un paio di cascate Flowforms, di vialetti e piazzole all’ombra, per godere nella bella stagione anche della frescura dello specchio d’acqua.
Implicito, ma evidente è il fatto che tutti gli interventi sono pensati realizzabili con criteri tecnologici di bioedilizia, quindi con l’uso di materiali naturali, di tecniche bioecologiche, impianti rispettosi dei parametri ecologici, con dotazione di misure di risparmio energetico. L’utilizzo dei moduli trapezoidali suaccennati, che già di per sé sono internamente flessibili, nel caso di uno studio particolareggiato potrebbe dare anche la possibilità della smontabilità , spostamento e ricupero parziale del materiale utilizzato.
Verso un nuovo modello del paesaggio agrario
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Come detto, il progetto sopra esposto, che i disegni acclusi possono illustrare solo in parte, è solo un esempio di come l’architettura organica vivente possa porsi concretamente e fattivamente per creare un nuovo ambiente adatto alla vita abitativa e lavorativa in campagna. Nell’esempio si vede come essa si può raccordare e confrontare con una situazione preesistente ben definita ma carente di qualità , trasformandola e valorizzandola. Ciò è possibile in tutte le situazioni locali concrete, sia nei casi più modesti e contenuti di ristrutturazioni e piccoli ampliamenti, sia nei casi più importanti di grosse realizzazioni o addirittura di fondazioni ex-novo.
In alcuni Paesi esteri (Germania, Olanda, Scandinavia, Svizzera, Ungheria), l’architettura organica vivente ha realizzato nel recente passato già alcune notevoli iniziative edilizie al servizio delle attività agricole biodinamiche.
Il Gruppo di architetti autore di questo progetto, in sintonia con l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, non solo auspica la creazione di un tavolo di lavoro continuativo interdisciplinare che approfondisca i temi e i modi di arrivare alla configurazione di un nuovo modello di paesaggio agrario tra natura e architettura, valido per i nostri tempi, ma è a disposizione di chi fosse interessato anche da subito, per lo studio in chiave professionale, di soluzioni concrete di cui ci fosse effettivo bisogno nell’ambito del movimento agricolo biodinamico o delle cerchie ad esso collegate.
In chiusura di questa relazione di progetto, il Gruppo di Architettura organica vivente di Milano/Studio professionale Forma e Flusso desidera ringraziare esplicitamente il dott. Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, per l’incoraggiamento, i consigli e l’apporto dato sia in fase di preparazione di progetto sia nell’ambito del convegno di Firenze; e i soci della azienda agricola “La Collina†per la disponibilità a offrire la loro esperienza e i supporti cartografici per lo studio esemplificativo compiuto sui terreni di Codemondo.
Milano, 3 marzo 2014.