Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
Resoconto secondo seminario sulla zootecnia biodinamica

Resoconto secondo seminario sulla zootecnia biodinamica

Proseguono i seminari monografici del Corso di base di agricoltura biodinamica promosso dall’Associazione biodinamica in collaborazione con Agricolturabio.info nell’ambito del progetto Valbioagri. Il corso si rivolge agli agricoltori della Toscana e, gratuitamente, a tutti gli associati dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica. Il 13 marzo si è tenuto il secondo seminario dedicato alla zootecnia di cui diamo un sintetico resoconto. Tutti i soci interessati a vedere l’intero seminario possono farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org

Dà il via ai lavori Valentina Carlà Campa, consigliere dell’Associazione Biodinamica che spiega la decisione di effettuare due seminari sulla zootecnia per poter parlare da una parte dell’introduzione della zootecnia per la chiusura del ciclo aziendale e, dall’altra, della zootecnia a livello produttivo. Dopo aver illustrato il programma del seminario ricorda l’imprenditore agricolo Adriano Borgioli, allevatore del Mugello impegnato in numerosi campi, recentemente scomparso.

Inizia Carlo Triarico, presidente dell’Associazione biodinamica che spiega l’importanza della presenza degli animali nelle aziende biodinamiche e l’attuale drammatica separazione degli animali dalle aziende agricole che, non disponendo più di concime animale per i loro campi, devono ricorrere alla concimazione con input esterni, anche chimici. In realtà ci sono tantissimi animali, chiusi nei capannoni, che mangiano cibo prodotto in zone anche molto lontane e le loro deiezioni, invece di essere una risorsa per gli agricoltori, diventano un grave problema per l’impatto sull’ambiente. Triarico spiega come l’assenza di animali nelle aziende agricole porti a un dissesto gestionale. Espone l’importanza dei ruminanti, la loro morfologia e il loro rapporto con il suolo, la genesi del compostaggio, il passaggio dal nomadismo alla stanzialità con la nascita dell’agricoltura grazie alla scoperta della capacità dei ruminanti di rendere fertile un terreno. Separando oggi le attività di allevamento da quelle di coltivazione c’è un ritorno alla preistoria, quando non esisteva ancora l’agricoltura propriamente detta, che le comprende entrambe. Secondo Triarico l’errore risiede nell’interpretazione meccanicistica della realtà, un approccio molto riduttivo che non può rappresentare la complessità del vivente. L’azienda agricola “macchina” è l’azienda prevalente oggi. Ma l’azienda agricola è una struttura, che si adatta e si modifica, ma è anche un sistema con delle funzioni vitali, come quella riproduttiva o quella nutritiva. Di ecosistemi parla la cultura ecologista. I biodinamici fanno un passo in avanti perché Steiner parla di organismo agricolo, dotato di arti e organi, piante e animali, ognuno con una funzione specifica. Triarico spiega come la vacca sia, in particolare, continuamente intenta nel metabolismo attraverso il quale produce il prezioso letame, oltre ad essere un selettore molto saggio della vita vegetale in azienda. Conclude con un interessante confronto tra le vacche, sacre per i popoli del sud, e i cervi, sacri per i popoli del nord e illustrando l’impegno da parte dei biodinamici per reintrodurre gli animali nelle aziende agricole con un approccio di chiusura dei cicli aziendali. L’agricoltura è una umanizzazione della natura e gli animali hanno un ruolo fondamentale perché anche loro fanno parte del processo evolutivo che accompagna l’essere umano.

Passa la parola ad Andrea Martini, professore Università di Firenze. Inizia il suo intervento intitolato “punti di forza e di debolezza dell’allevamento zootecnico nelle aziende biodinamiche” raccontando la genesi della scienza del benessere degli animali con la pubblicazione nel 1964 del libro Animal Machines di Ruth Harrison e la formalizzazione delle 5 libertà degli animali. Per il professore i punti di forza degli allevamenti biodinamici sono: l’attrattiva del marchio storico, il marchio Demeter, i prodotti di grande qualità, sani e buoni, la grande attenzione alla fertilità del suolo che deve prevedere la presenza degli animali e l’obbligo di una quota minima di animali in azienda (0.2 UBA/Ha). I punti di debolezza riguardano i pochi riferimenti al benessere animale nei disciplinari Demeter, le deroghe sulla presenza di animali nelle aziende, i costi più alti dei prodotti e il basso numero di allevamenti biodinamici. Conclude proponendo, per valorizzare gli allevamenti con un maggiore benessere animale, un sistema di premialità con standard bio high welfare.

In seguito dell’intervento di Andrea Martini si apre un interessante dibattito sul benessere animale in biodinamica con interventi di Triarico, Federici, Serventi e Menestrina.

Interviene poi Marcello Volanti, veterinario, sul ruolo della presenza animale nell’azienda agricola biodinamica. Un tema molto vivo da quando Demeter ha inserito l’obbligo degli animali in azienda. Volanti introduce vari temi: dal concetto di evoluzione di Steiner alla triarticolazione sociale, dai sacrifici animali all’abigeato, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui il rapporto uomo/animale si sviluppa in una sfera prevalentemente economica. Volanti illustra la differenza tra le produzioni animali intensive, dove gli animali sono sfruttati per trarne un beneficio, e gli allevamenti, dove c’è un rapporto di reciprocità tra uomo e animale e nei quali l’animale viene tenuto agganciato al contesto naturale. L’urlo di dolore dell’umanità per come vengono trattati gli animali nei contesti di produzione intensivi porta a movimenti come quello vegetariano e vegano che però tendono ad allontanare l’uomo dagli animali. Ma la vicinanza tra l’uomo e alcuni animali addomesticati deve essere tenuta viva. L’animale è un essere senziente e il compito dell’uomo è quello di permettere che l’animale viva le giuste sensazioni, nel presente, in maniera serena, come è nella sua natura. Le 5 libertà sono condizioni minime, si pone poca attenzione ad un’altra libertà quella dell’etologia di specie. Quando si alleva un animale è necessario conoscere profondamente la sua etologia per inserirlo nel modo più opportuno all’interno di una azienda agricola. Per esempio un mammifero deve poter allattare perchè “se l’animale soffre diventa sofferenza e ciò che produce è sofferenza”. Il pascolo per i monogastrici, come le galline, è fondamentale perché così possono alimentarsi con le sostanze che l’uomo non gli somministra, come le proteine di origine animale. Creare il giusto equilibrio è quello che cerca di fare l’agricoltura biodinamica. La specializzazione dell’agricoltura rischia di allontanare la natura dal suo equilibrio e porta alle patologie. L’animale può quindi portare equilibrio nelle aziende agricole dove c’è una specializzazione monocolturale, non solo grazie al suo letame. E conclude con un breve cenno sulla macellazione e sulla necessità di accompagnare dignitosamente gli animali verso il loro sacrificio.

Prende la parola Francesca Pisseri, veterinaria, che interviene sul ruolo del pascolamento e la gestione del pascolo nell’azienda agricola biodinamica. Pisseri nel suo lavoro sperimenta dei sistemi di pascolo per trovare delle soluzioni che consentano di avere un elevato benessere animale, un elevata qualità delle produzioni e un buon reddito. Nel suo libro “Con-vivere. L’allevamento del futuro” racconta un allevamento diverso, basato su un approccio olistico e inclusivo che mette al centro il rapporto tra persona, animale e ambiente. La stretta relazione tra uomo e animali domestici si basa su coevoluzione e mutualismo. Il dovere dell’uomo è di prendersi cura degli animali e un allevamento rispettoso deve essere impostato secondo le esigenze degli animali. Presenta poi gli indicatori per un monitoraggio sistemico del benessere animale scaricabili dal sito www.progettoinversion.it . Pisseri spiega che l’animale erbivoro può esprimere la sua autentica natura solo se allevato al pascolo ed è un sostegno alla fertilità del suolo. Il pascolo crea un sistema in equilibrio tra animale e prateria, collega gli animali al territorio e porta alla coltivazione di foraggere nelle rotazioni agrarie e a costi più contenuti nella alimentazione animale. Le praterie permanenti sono ecosistemi poco lavorati dall’uomo in cui è possibile trovare delle foraggere naturali, spontanee. Nell’allevamento al pascolo si ricorre meno all’utilizzo di antibiotici perché quando il rumine funziona bene si crea un equilibrio immunitario e i bovini reagiscono meglio alle malattie virali e batteriche. Pisseri illustra l’importanza di un pascolo gestito bene rispetto ad uno non gestito che può portare a perdita di biodiversità, compattamento del terreno e ripercussioni nel benessere degli animali. Espone gli obiettivi sanitari, zootecnici e ambientali della gestione dei pascoli e spiega come costruire il Piano di pascolamento. Quest’ultimo serve per identificare il corretto carico di bestiame per ettaro, la corretta turnazione e le pratiche agronomiche volte al miglioramento quali-quantitativo del cotico erboso (trasemine, trinciature/sfalci, strigliature, concimazione e spietramento). Il pascolo ideale che l’allevatore biodinamico deve favorire è composto di erba giovane con elevata fibra digeribile ed elevate proteine, vitamine e sali minerali e dovrebbe essere composto da almeno 40 essenze diverse. Conclude illustrando i benefici del pascolo turnato, le esigenze tecniche dell’allevamento al pascolo, le modalità per calcolare il carico animale sulle aree di pascolo e i vantaggi dell’agroforestry.

Interviene poi Sabrina Menestrina, veterinaria, con un intervento dal titolo “Medicina Veterinaria, un ponte tra la salute dell’uomo e della terra”. Esordisce raccontando come Ita Wegman, co-fondatrice della medicina antroposofica con Rudolf Steiner, avesse considerato l’alimentazione sana come un fondamento di una medicina ampliata in senso scientifico-spirituale. “Attraverso l’alimentazione si mettono in moto processi di guarigione, si realizza una vera pedagogia mondiale, una sana civilizzazione e una sana cultura” scriveva Wegman nel 1934. Menestrina spiega l’importanza di un approccio globale, in cui medici, veterinari, ambientalisti, economisti, ecc. lavorino insieme e illustra la visione olistica One Health, un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, un approccio antico e al contempo attuale che si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente. Menestrina racconta che il Parlamento europeo ha recentemente approvato il programma EU4Eealth che ha, tra le priorità, l’antibiotico-resistenza (AMR, Antimicrobial resistance) tema molto importante per il lavoro dei veterinari. Nell’adozione della nuova strategia Europea 2021/2025 contro l’antimicrobico-resistenza il Comitato Veterinario per i Medici Veterinari ha recepito numerose osservazioni di principio formulate dalla Federazione dei Veterinari Europei. La nuova strategia pubblicata in via definitiva il 2 febbraio 2021 ha recepito le sollecitazioni della Federazione Veterinari Europei ad inserire il principio del benessere animale, a prevedere un raccordo con gli obiettivi di riduzione previsti dalla strategia Farm to Fork e ad ammettere l’uso prudente dei medicinali antimicrobici. Menestrina nel suo intervento illustra come l’omeopatia veterinaria sia una valida alternativa. Focalizza poi l’attenzione sull’importanza di introdurre gli animali nelle aziende agricole e sulle terribili condizioni in cui sono spesso tenuti e sfruttati negli allevamenti industriali. Parla del ruolo del medico veterinario, del benessere animale negli allevamenti biodinamici, della paura degli animali che finisce nel cibo che noi mangiamo, della mancanza di gratitudine dell’uomo per il sacrificio degli animali. Ma la vita e la morte degli animali può e deve essere dignitosa. Conclude spiegando le procedure amministrative per aprire un allevamento.

Penultimo intervento di Anna Federici dell’Azienda agricola biodinamica Boccea di Roma che produce multicereali, foraggio per gli animali, ortaggi, ulivi, pratica un allevamento avicolo sperimentale e l’allevamento di bestiame, come produzione prevalente. Tre sono le mandrie presenti in azienda, vacche marchigiane, che pascolano in una valle, limousine e meticce, che invece pascolano sotto gli ulivi. Ci sono circa un centinaio di fattrici, sempre al pascolo insieme al toro, che permette la nascita continua di vitelli. Se in un primo momento l’idea era di smettere di allevare le meticce, Federici spiega che a causa della loro resistenza e della loro ottima capacità di adattamento al pascolo ha deciso di mantenerle in azienda. Al pascolo sono dedicati circa 70 ettari di terreno. È stato deciso di non castrare più gli animali e i gruppi di maschi e di femmine vengono mandati al pascolo separatamente. Lo svezzamento avviene a 6 mesi, attraverso un processo di avvicinamento dei vitelli all’uomo fatto in stalla attraverso il mangime che, comunque, viene dato in quantità molto ridotta per circa un mese. Poi i vitelli sono rimandati al pascolo. Verso i 14/15 mesi per i maschi e 18 mesi per le femmine gli animali entrano in stalla per la fase di finissaggio che può durare fino a 6 mesi per i maschi e fino a 3 per le femmine. Le stalle sono strutture aperte coibentate e gli animali sono alimentati con fieno e una piccola dose di mangime, per la maggior parte fatto in azienda. È in atto un progetto di riduzione delle dimensioni dei pascoli per migliorare l’erba evitando i danni di un eccessivo pascolamento e riuscendo a mandare a fieno gli appezzamenti di pascolo che non sono stati utilizzati. Importante la cura del pascolo: dopo ogni ciclo di pascolo viene passato uno strigliatore per spargere le fatte e le erbe non mangiate dagli animali vengono trinciate. Federici consiglia anche l’utilizzo dell’erpice a quaranta denti per sarchiare superficialmente i terreni troppo compattati e il falciacarica erba per portare l’erba dell’erbaio direttamente alle mandrie, quando necessario. Continua poi l’esposizione con molti altri consigli pratici per la cura del pascolo, che include la preparazione del cumulo e l’utilizzo dei preparati biodinamici, per l’alimentazione e per la prevenzione e la cura degli animali nell’azienda biodinamica. E conclude con una riflessione sulla redditività dell’azienda.

Ultimo intervento di Marco Serventi, segretario dell’Associazione biodinamica e ispettore Demeter, a cui sono affidate le conclusioni del seminario con l’illustrazione dell’Iter per la conversione alla biodinamica. L’Iter di tutoraggio consente alle aziende che intendono entrare nel sistema di avere un supporto per la costruzione della cultura agricola biodinamica. Serventi contestualizza il fenomeno attuale dell’accresciuta richiesta di adesioni al marchio Demeter come correlato al forte aumento di domanda di prodotti ortofrutticoli biodinamici da parte dei paesi del nord Europa. Le aziende biodinamiche devono però focalizzare la loro attenzione nel ripristino degli equilibri dei paesaggi agrari incompatibile con l’iper-specializzazione della monocoltura. È per questo che Demeter ha imposto l’obbligo di 0,2 UBA/ettaro all’anno. Serventi spiega come introdurre gli animali in aziende specializzate ortofrutticole o vitivinicole. Le varie soluzioni devono tenere conto delle caratteristiche del territorio, come la disponibilità di spazi e la situazione di biodiversità generale, delle normative locali, che spesso rivelano ostilità alla presenza di animali e al compostaggio su terra del letame, delle situazione organizzativa, sociale ed economica dell’azienda, delle infrastrutture del territorio in cui l’azienda è localizzata, della cultura, professionalità e capacità dell’azienda rispetto al rapporto con gli animali, del piano di sviluppo dell’organismo agricolo e, infine, della situazione generazionale e dello sviluppo dell’azienda nel medio termine. La ricerca di soluzioni dovrà portare le aziende a tessere nel territorio relazioni con altre aziende agricole per costruire insieme un nuovo modello agricolo in un paesaggio in equilibrio. Serventi illustra anche la possibilità, per la computazione degli UBA, di inserire greggi o mandrie di terzi che pascolano sui propri terreni, e spiega tutte le regole da seguire partendo dalla compilazione del Modello 4. Conclude dicendo che tutte le aziende agricole che ha visitato che hanno introdotto gli animali per adempiere al requisito Demeter hanno dichiarato di essere soddisfatte del percorso intrapreso.

Chi è interessato a visionare il seminario può farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org

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