Associazione Agricoltura Biodinamica Italiana
Resoconto seminario di olivicoltura biodinamica

Resoconto seminario di olivicoltura biodinamica

Sabato 6 febbraio si è tenuto il primo seminario monografico gratuito rivolto agli agricoltori toscani e aperto a tutti i soci dell’associazione per l’agricoltura biodinamica, al quale seguiranno altri seminari tematici e una lezione pratica in azienda. Il primo seminario è stato dedicato alla olivicoltura biodinamica e di seguito riportiamo un sintetico resoconto. Tutti i soci interessati a vedere l’intero seminario possono farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org

Dà il via ai lavori Valentina Carlà Campa, segreteria dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica che illustra l’importanza di attività come questa per mettere in contatto il mondo dell’agricoltura con quello della formazione e della ricerca. Ogni settore sarà affrontato considerando sempre l’organismo agricolo nel suo insieme perchè l’approccio che si propone con il metodo biodinamico è sistemico, una visione che tiene conto di tutti gli elementi del contesto. Segnala infine il Forum di Agricolturabio.info uno spazio i cui gli agricoltori possono fare interventi, porre domande agli esperti o condividere le proprie esperienze Il forum aperto a tutti gli interessati.

Interviene poi Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica che racconta di come la nascita dell’agricoltura è correlata al mantenimento della fertilità del suolo. Spiega l’importanza del connubio tra coltivatori e allevatori, della compenetrazione tra gestione degli animali e gestione del suolo, relazione che l’agricoltura contemporanea ha smarrito. L’agricoltore deve avere la consapevolezza dei processi e non può essere un passivo attivatore. Illustra poi la morfologia dell’olivo attraverso l’interessante confronto con il Frassino: le oleacee sono piante legate all’aria, che hanno dei fiori con petali saldati insieme e foglie che si sviluppano a coppia con una unica foglia in fondo al ramo. Ma mentre il frassino è luce “fredda”, l’ulivo è luce calda che si manifesta nell’olio. La relazione con l’aria si rivela nella fisiologia dell’ulivo che non tollera i ristagni d’acqua. L ‘olivo infatti teme l’umidità. Triarico illustra come il ramo che recepisce la luce ha solo la bidimensionalità mentre i frutti che crescono abbinati, portano il calore e aggiungono la quadridimensionalità. Passa poi a spiegare come l’olivo sia una pianta molto longeva ed estremamente vitale, che l’olio è un elemento sacro ed ha una potenza nutraceutica e guaritiva e come i preparati biodinamici siano dei biostimolanti che riescono, con piccole quantità, a dare un impulso per uno sviluppo sano delle piante.

Prende poi la parola Cristian Cattaneo, agronomo dell’azienda agricola Podere Forte della provincia di Siena. Cattaneo illustra la visione e la strategia aziendali, come nei 500 ettari dell’azienda sia fondamentale la cura del suolo, che viene effettuata utilizzando compost dedicati in base ai vari terreni, la presenza e l’importanza del bosco, degli orti botanici, e del lavoro per la gestione delle acque mirato ad evitare l’erosione. Spiega i motivi per i quali si sono certificati Demeter e il controllo sulla qualità della produzione di olio, vino, miele, grano, allevamento di chianine, di cinta senese e di ovini. Ma non solo, racconta il kilometro qui, il ristorante Osteria Perillà, l’albergo diffuso e gli spazi per artisti. Podere Forte si caratterizza per una organizzazione industriale agricola, per la mappatura dei processi, l’analisi delle competenze per attribuire ruoli e responsabilità, la formazione continua e la certificazione del sistema di gestione ambientale secondo la norma internazionale ISO 14001. L’organizzazione è un supporto per centrare gli obiettivi, portare a termine i processi e seguire correttamente il disciplinare biodinamico. L’azienda si caratterizza per l’innovazione con applicazione della tecnologia più innovativa come le mappe di vigore fatte con i droni e l’utilizzo della robotica. È anche presente un laboratorio di analisi in cui vengono effettuate le indagini biodinamiche come la cristallizzazione sensibile per suoli e prodotti e la cromatografia circolare per monitorare il suolo e il compost.

Interviene poi Leonardo Seghetti, docente ed esperto di settore, che spiega come l’olio evo è ottenuto da un frutto, a differenza degli altri oli estratti dal seme, e viene estratto esclusivamente con mezzi meccanici. La qualità di un olio si può misurare con dei parametri tra cui vi è la merceologia (panel test), gli aspetti sensoriali, la tipicità (Dop, Igp, altre certificazioni), gli aspetti nutrizionali (composizione acidica, sostanze fenoliche,…), gli aspetti salutistici (acidi grassi, steroli e le molecole bioattive, che fanno bene per invecchiamento, cancro, ipertensione, diabete, peso corporeo, disturbi personalità, infezioni asma, profilo lipidico del sangue). La quantità di sostanze fenoliche dipende dalle cultivar, dal grado di maturazione delle olive, dal tempo e dalle tecniche di stoccaggio, dalla tecnologia di estrazione e dalle modalità di conservazione dell’olio. Ci sono anche gli aspetti nutraceutici (Claims Europa Reg CE 1924/2006 e reg UE 432/2012) come la presenza di vitamina E, acidi grassi mono-insaturi, acidi grassi insaturi, polifenoli, e i difetti organolettici più comuni, come muffa, avvinato, inacetito, rancido. Seghetti spiega poi le differenze tra olivicoltura intensiva (300/400 piante per ettaro) e superintensiva (1200/2000 pt/ha) dove le piante, dopo 20 anni, devono essere reimpiantate e che viene praticata solo per una decina di cultivar con un forte schiacciamento della biodiversità. L’olivicoltura specializzata ha invece 160/230 pt/ha mentre olivicoltura promiscua ha 70/100 pt/ha. Nel mondo ci sono circa 940 varietà di olivi, in Italia ne sono presenti 538. È importante effettuare una scelta varietale in base alla vocazione del suolo. Spiega infine l’importanza di una raccolta non violenta e leggermente anticipata così come l’importanza di evitare la conservazione delle olive, di una gramolazione senza il contatto con l’aria e dell’imbottigliamento in vetro scuro per evitare che la luce incida sulla qualità del prodotto.

Giovanni Legittimo, agronomo Demeter Italia, illustra il disciplinare Demeter per l’olivicoltura biodinamica partendo dalla nascita dell’agricoltura biodinamica e focalizzando l’attenzione sul concetto di individualità conchiusa dell’azienda agricola che deve generare in se stessa quanto è necessario per il suo funzionamento. Spiega quindi come, in una azienda olivicola biodinamica sia necessario effettuare delle consociazioni per arrivare all’”unicum” oltre ad avere il bestiame, come richiesto dal disciplinare Demeter. Legittimo partendo dal simbolismo dell’olivo come simbolo della pace illustra le fasi fenologiche dell’olivo, il suo apparato radicale e la sua chioma. La concimazione biodinamica avviene attraverso l’apporto di compost prodotto internamente (letame bovino e preparati da cumulo), sovesci di leguminose, paglia o altre sostanze di origine vegetale e, in particolare, attraverso i preparati biodinamici da spruzzo. Il 500 (cornoletame) viene spruzzato nel terreno dell’olivo 2 volte l’anno, in autunno e in primavera, mentre il 501 (cornosilice) viene spruzzato nella parte aerea della pianta dopo la fioritura e verso settembre, prima della raccolta. Conclude il suo intervento parlando delle patologie dell’olivo (funghi, batteri e insetti) e le tecniche per la difesa ammessi dal disciplinare Demeter.

Domenico Genovesi, agronomo Associazione per l’agricoltura biodinamica, interviene sulla gestione biodinamica dell’olivo partendo da come l’evoluzione del paesaggio agrario, nel ‘900, abbia semplificato la struttura ed eliminato tutti gli elementi della biodiversità, diventando squilibrato. Illustra quindi l’importanza della biodiversità animale (api e altri insetti, galline, vacche e cavalli) e di quella vegetale per l’oliveto, la gestione dell’acqua piovana che può essere utilizzata per i preparati da spruzzo, l’utilizzo dei sovesci e la fitodepurazione. Il tutto nell’ottica di creare nel contesto aziendale un equilibrio naturale per sviluppare quelle sinergie che aiutano a ridurre i problemi. Un terreno ricco di sostanza organica, infatti, riduce le patologie delle piante che riescono a difendersi autonomamente. Conclude illustrando l’uso dei decotti applicato alla olivicoltura.

Gianluigi Cesari, ricercatore Agrifound, interviene sulla difesa dell’olivo in agricoltura biodinamica spiegando come gli studi sulla olivicoltura hanno confermato la bontà del metodo agroecologico certificato Demeter. Un oliveto equilibrato ha meno attacchi. Un oliveto intensivo presenta più patologie e deve ricorrere a maggiori trattamenti. Cesari illustra le principali patologie di origine fungina e batterica che possono attaccare un olivo. Occhio di pavone, cercosporiosi, lebbra dell’ulivo, brusca dell’olivo, verticilliosi olivo, rogna dell’olivo, xylella, mosca, cocciniglia mezzo grano di pepe, tignola, oziorinco dell’olivo. Le forme di allevamento dipendono dalla tradizione della località ma in genere chiome troppo fitte aumentano il rischio delle patologie. Per prevenire le patologie è comunque importante l’approccio preventivo. Illustra infine la gestione endoterapica e utilizzo di rame e zinco a bassi dosaggi.

L’ultimo intervento è di Pompeo Farchioni, del gruppo alimentare Farchioni, che parte dal concetto che coltivare biodinamico è pensare biodinamico. Nel loro campo biodinamico sono tornate le farfalle e in primavera durante il taglio dei sovesci arrivano gli uccelli che concimano e, allo stesso tempo, mangiano gli insetti che potrebbero attaccare gli ulivi. Farchioni pratica un’agricoltura biodinamica che si sposa con un’agricoltura di precisione altamente tecnologica. E racconta delle zappe elettriche modificate per la zappatura agevolata, intervento su misura fatto per migliorare la salute dei lavoratori perché in azienda c’è una particolare attenzione al benessere dei dipendenti. Dice anche che dopo 3 anni di utilizzo dei preparati la fertilità dell’azienda è molto migliorata. L’importanza della biodiversità si manifesta nel progetto di impiantare siepi e piante di fichi e mandorle nel perimetro aziendale, nelle aree con massi e frasche per i piccoli rettili, nell’inserimento degli animali in azienda, con la mandria di vacche e le arnie per le api. Nel prossimo futuro c’è l’intenzione di portare anche cavalli, somari e piccioni, come era un tempo. In azienda viene fatta la mappatura e l’analisi dei terreni e, grazie al tutor dell’associazione biodinamica, sono state recuperate delle fonti storiche. Le cultivar impiantate sono nazionali e allevate in intensivo, si tratta di agricoltura moderna che guarda al futuro e un impianto di 1200 pt/ha può durare anche 45 anni. E conclude dicendo “la filosofia biodinamica è la migliore in assoluto”.

Chi è interessato a visionare il seminario può farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org 

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