Sabato 30 aprile scorso si è tenuto il settimo seminario tematico dedicato alla Frutticoltura del Corso di base di agricoltura biodinamica promosso dall’Associazione biodinamica in collaborazione con Agricolturabio.info nell’ambito del progetto Valbioagri. Il corso si rivolge agli agricoltori della Toscana e, gratuitamente, a tutti gli associati dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica. Di seguito è possibile leggere un sintetico resoconto dei lavori. Tutti i soci interessati a vedere l’intero seminario possono farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org
Introduce e conduce Valentina Carlà Campa, agronoma e consigliere dell’Associazione agricoltura biodinamica illustrando il tema e il programma degli interventi.
Il primo intervento dal titolo “L’esperienza dell’azienda agricola Cortesi in frutticoltura biodinamica†è di Mauro Cortesi dell’omonima azienda agricola, 5 ettari di terreno in provincia di Ravenna. L’esperienza nella biodinamica inizia già dalla prima metà degli anni ’80, con la partecipazione ai corsi organizzati dall’Associazione e agli incontri della sezione Emilia Romagna. L’azienda coltiva meli, peri, peschi e viti e in azienda sono presenti maiali, galline, capponi, oche, un asino e una capra. Pratica regolarmente il sovescio che viene trinciato e usato come pacciamatura nel terreno. L’unica lavorazione del terreno viene fatta per i nuovi impianti. I prodotti sono distribuiti attraverso EcorNaturasì. Le varietà di pesco coltivate sono varietà antiche. Cortesi spiega infine come ha trattato negli anni gli attacchi degli insetti dannosi alle piante e come, attraverso il sovescio, effettua la concimazione nei frutteti.
Achille Minisini, esperto di agricoltura biodinamica della Sezione dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica del Friuli Venezia Giulia, fa un intervento sulla pasta per tronchi. Ogni anno a dicembre la sezione Friuli organizza una giornata contadina dedicata all’allestimento della pasta per tronchi. Minisini inizia spiegando che l’albero da frutta ogni anno costruisce una struttura sempre più complessa e il primo fondamentale passo è imparare a conoscere l’albero. Nell’albero è molto importante la circolazione linfatica. Minisini spiega la differenza tra linfa grezza e linfa elaborata, l’importanza del cambio linfatico, di come le piante durante il riposo vegetativo invernale si preparino alla primavera e del fenomeno della caduta delle foglie in autunno. La biodinamica suggerisce di sostenere i processi vitali invernali dell’albero a foglia caduca attraverso la pasta per tronchi. Per la pasta per tronchi esistono diverse ricette. Minisini fa riferimento a quella elaborata da Maria Thun, con letame bovino, argilla bentonite e una parte anche argilla verde, farina di basalto macinata fine, cenere di legna, siero di latte e acqua quanto basta. Mescolare, o dinamizzare, insieme ai preparati da cumulo (502, 503, 504, 505, 506 e 507) e poi distribuire con un pennello sui tronchi.
Prende poi la parola Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica, che inizia introducendo il tema dei frutti. Per arrivare al frutto si passa attraverso il fiore, che rappresenta la parte emotiva della pianta con i suoi colori, profumi e leggerezza. Le cellule dei fiori sono molto piene di aria e attirando gli insetti. Poi si sviluppa il frutto. Il frutto è legato al metabolismo ed è ricco di sostanze nutrizionali. Passando dal simbolismo dell’albero della conoscenza e dell’albero della vita della Genesi, Triarico, attraverso fotografie e immagini, illustra la metamorfosi dell’albero dalla terra, alle foglie, al fiore, al frutto. Questo conchiude la vita e la conoscenza, la polpa e il seme. Steiner afferma che l’albero è un terreno che si è rialzato e che i biodinamici, quindi, concimano come si fa con la terra grazie alla pasta per tronchi. Illustra poi la trasformazione che gli alberi hanno avuto dal carbonifero al cretaceo, con lo sviluppo delle foglie a pianta larga e dei frutti. L’uomo è riuscito, attraverso la frutticoltura, a trasformare l’albero selvatico, che tendenzialmente fa pochi fiori e frutti, in albero da frutto. La frutta, conclude, sostiene il metabolismo ma rafforza anche il pensiero di chi la mangia. La frutticoltura biodinamica ha quindi una funzione molto importante perché i frutti biodinamici sono particolarmente ricchi di flavonoidi, di antociani e di vitamine, in quantità superiori sia al convenzionale che al biologico.
È il turno di Dario Brucculeri dell’Azienda agricola siciliana “Golden Grapes†che produce uva da tavola biodinamica. La scelta di passare al biodinamico fu maturata dall’osservazione, nel 1989, che l’azienda diventava, anno dopo anno, sempre più dipendente dalla chimica. Per prima cosa, per combattere la tignola, evitando gli insetticidi chimici, provarono a insacchettare i grappoli. I risultati erano molto buoni ma l’uva denominata allora “pulita†non aveva avuto i risultati sperati sul mercato. Su stimolo di un cliente decidettero di certificarsi biologico e di lì a poco, grazie alla partecipazione ad un corso sull’agricoltura biodinamica, iniziarono a sperimentare questo nuovo metodo. Da subito la pratica della biodinamica influì in maniera positiva sull’azienda. Oggi l’azienda ha una estensione di 27 ettari e a breve saranno inseriti gli animali. Fino ad oggi avevano un apiario e ospitavano il gregge di pecore di un pastore vicino durante gli inerbimenti. Le tecniche utilizzate, oltre al metodo dell’insaccamento, riguardano l’utilizzo dei preparati da spruzzo (cornoletame e cornosilice), il letame compostato e il sovescio e l’inerbimento spontaneo dei vigneti, che vengono poi trinciati e interrati nel terreno. Tutte le tecniche praticate sono finalizzate a incrementare la fertilità del terreno. Il trattamento con il rame viene effettuato solo in caso di bisogno e non tutti gli anni. Viene invece utilizzato lo zolfo di miniera, sia liquido che in polvere. Viene mostrato poi un video descrittivo dell’azienda. La Golden Grapes coltiva anche pesche, susine, ciliegie e pere. Brucculeri si sofferma a spiegare come agiscono la tignola e lo oidio, gli effetti secondari di questi attacchi e quali sono le giuste tempistiche per l’efficacia dell’insacchettamento dei grappoli. Illustra le tecniche per arieggiare il vigneto e per anticipare e allungare il tempo del raccolto. Mostra infine le foto dei macchinari utilizzati per i preparati da spuzzo, il dinamizzatore da 240 litri, lo spruzzatore e il macchinario per distribuire lo zolfo, un’impolveratrice elettrostatica che permette di ridurre sensibilmente la quantità di zolfo distribuita.
Interviene poi Amedeo Vuch, socio dell’Associazione biodinamica del Friuli Venezia Giulia con un intervento dal titolo “I Sommi principi della pianta da frutto dal punto di vista biodinamicoâ€. Racconta l’agricoltura praticata nelle zone montane del Friuli Venezia Giulia, con piccoli terreni molto frazionati. Vuch dispone di 4 ettari che sono per la maggior parte coperti da bosco e da prati e la parte coltivata è tutta concentrata e strutturata cercando di creare un organismo agricolo biodinamico. Nel campo della frutticoltura ha sperimentato varie tecniche, innesti e porta innesti, la coltivazione di diverse varietà ma poi si è reso conto che la cosa migliore era seguire l’esperienza della tradizione, utilizzare le colture autoctone e dedicare tempo all’osservazione dei campi. La zona dove vive Vuch è vocata alla produzione di mele e c’è una varietà , la mela Zeuka, molto antica ricca di vitamina c, che si raccoglie a fine ottobre e si mantiene fino a fine aprile. Vuch racconta la sua ricerca fatta intervistando gli anziani agricoltori grazie alla quale ha scoperto che gli alberi della mela venivano concimati solo i primi 4 anni con letame bovino maturo, venivano impalcati, e dopo venivano lasciati liberi di svilupparsi, senza potature. Spiega che quando si taglia un ramo di una pianta da frutto si crea un vuoto che l’albero, attraverso nuovi getti, cerca velocemente di riempire. È per questo che da qualche anno ha smesso di potare, limitandosi a tagliare i rami secchi o qualche ramo che disturba la chioma. Illustra poi gli attacchi degli insetti e degli uccelli e le tecniche di oggi e di ieri per contrastarli. L’organismo agricolo ricco di biodiversità e di insetti utili riesce a mitigare questi attacchi. Conclude spiegando l’idea albero di Steiner.
Cristina Marello, Agronomo, parla della sua esperienza di frutticoltura biodinamica e racconta che i diversi modi di osservare un frutteto rivelano tanto delle persone che lo coltivano. C’è chi tratta gli alberi come individui e chi invece ha una visione complessiva secondo la quale un albero malato diventa un sintomo di qualcosa che non va all’interno di una entità più grande, il frutteto. Introdurre in quest’ultimi ambiti il concetto di memoria e di legame con il territorio è un lavoro che deve essere fatto quando si passa all’agricoltura biodinamica. Per fare agricoltura biodinamica non vuol dire aggiungere al sistema attuale alcune pratiche come per esempio il cumulo o i preparati, ma scardinare la vecchia impostazione. Le piante, in un frutteto biodinamico, devono raggiungere la forma idonea e quindi è necessario mettere in discussione tutto il precedente sistema produttivo, rivedere le forme di allevamento e le modalità di potatura fino ad arrivare ad eliminare dei filari di alberi da frutto per fare spazio a corridoi ecologici. Marello sottolinea l’importanza di capire le motivazioni e i punti di rottura che spingono un agricoltore a intraprendere la strada della biodinamica. Illustra poi la potatura nel frutteto biodinamico, le forme in volume e quelle a impalco, che devono sempre tener conto delle peculiarità delle singole piante e richiedono, quindi, un’attenta osservazione. La scelta delle varietà deve dipendere dalla resistenza verticale e orizzontale delle specie, ed è molto importante conoscere le caratteristiche dei portainnesto, quelle del suolo e quelle del cotico erboso. All’interno del frutteto bisogna cercare di incrementare la biodiversità e l’agricoltore deve essere un grande osservatore di quello che c’è, ma anche di quello che non c’è. Conclude parlando della lotta agli organismi nocivi nel frutteto e degli interventi fitosanitari.
Conclude il seminario Marco Serventi, segretario dell’Associazione e Ispettore Demeter. Inizia parlando della complessità dell’approccio agroecologico e dalla necessità di lavorare insieme agli altri agricoltori, ma non solo, per affrontala. Perché non è più tempo di fare le cose da soli. La prima cosa da affrontare è la gestione della fertilità del suolo e l’incremento della sostanza organica in esso presente. Serventi illustra la definizione di Humus data da Alex Podolinsky: “Non vi è humus “stabileâ€. L’humus esiste soltanto al culmine di un processo di continuo divenire. Questo è status nascendi. Humus stabile sarebbe materiale morto. Status nascendi è un processo di costante movimento dinamico in interazione con la forma materiale della scura sostanza fisica come un tutt’unoâ€. Spiega come agiscono gli interventi agronomici sul carbonio del suolo e sui microrganismi sotterranei, umificandolo, arricchendolo di microrrize e di lombrichi di aria e di luce. Illustra il sistema di piegatura del sovescio che ha il vantaggio di non lasciare la terra scoperta durante l’estate. Spiega l’importanza di un piano di concimazione aziendale, delle aree lasciate alla biodiversità naturale (per Demeter almeno il 10%). E conclude spiegando che è di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’organismo agricolo e la sua evoluzione in individualità agricola che sia curata al massimo la qualità di:
- osservazione e percezione ampliata dei fenomeni
- cura massima nella conservazione della qualità dei preparati biodinamici
- cura massima nella dinamizzazione distribuzione dei preparati da spruzzo
- intensificare l’uso dei preparati soprattutto nei primi anni di sviluppo della fertilitÃ
- cura massima del compostaggio biodinamico e nel suo uso
- uso di sovesci e inerbimenti come elementi fondamentali per il suolo
- introdurre l’uso della pasta per tronchi come fattore di rinforzamento della pianta
- massimizzare le aree a biodiversità naturale dove la natura possa esprimersi al massimo
I soci interessati ad ascoltare l’intero seminario possono farlo richiedendo le credenziali all’indirizzo: info@biodinamica.org
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