di Silvano Cristiani
Sabato 21 e Domenica 22 aprile 2012 l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica ha organizzato, nell’ambito degli incontri rivolti ai tecnici che operano nel settore, una visita all’azienda agricola di Carlo Noro, noto agli addetti per allestire e vendere i preparati biodinamici con grande professionalità , sulle indicazioni teoriche ed operative fornite da Alex Podolinsky negli anni 90.
Io mi occupo direttamente ed attivamente di biodinamica dal 2002, ma la mia formazione tecnica e scientifica è quella ufficiale, passata attraverso gli studi universitari specifici, laurea in scienze agrarie e applicata sul campo con esperienze dirette. Sono arrivato alla Biodinamica per gradi, ma lo sforzo più difficile, da fare per chi come me ha questo tipo di formazione, è quello di spogliarsi di tutte le nozioni inutili che la nostra preparazione si porta dietro e che impediscono di cogliere fino in fondo la grande rivoluzione che porta con sé la biodinamica, che in fin dei conti è un metodo semplice, economico e straordinario. L’incontro con Carlo nella sua azienda mi ha fatto capire proprio questo: spesso e volentieri le cose semplici sono le più difficili da cogliere e da comprendere; abbiamo bisogno di mille giustificazioni per complicarci la vita, che si traducono in azioni inutili e costose, che si sovrappongono o che si sostituiscono a quelle poche e fondamentali che perdono pertanto di rilevanza ed efficacia. L’approccio all’agricoltura biodinamica, fornito dall’esperienza diretta di Alex Podolinsky, ha portato in Italia e nel mondo alla realizzazione di esperienze eccellenti, di cui quella di Carlo forse è una di quelle più significative, perché realizzate con pochi mezzi, ma con tanta passione, rigore e perseveranza.
In questi due giorni, intensi di osservazione, scambio e confronto sono a mio avviso emerse due cose molto importanti, che rendono manifesto e concreto che cos’è la biodinamica: il primo è un grande amore e rispetto per la natura. Sembra facile aderire a questo: quanti di noi che si occupano di agricoltura biodinamica e biologica non si riconoscono in questo? Ma nella pratica cosa vuol dire? in quali atti si traduce? Quando Carlo, parlando del fatto che in azienda si rifiuta di fare qualsiasi trattamento alle piante e al terreno che non siano la distribuzione dei preparati biodinamici, ha detto: “ma quale diritto ho io di sovrapporre alle foglie di questa pianta una sostanza a lei estranea?†non c’è neanche più, in questa frase, una distinzione tra “chimica†e “naturaâ€; si è andati oltre; si è arrivati ad un vero incontro con la “Pianta†e con la volontà di farla crescere e preservarla nel suo “Essere†e nel suo vero contesto. E in quell’occasione mi sono accorto che le piante, nella forma e nei colori, si manifestano in modo diverso, che non è facile da cogliere subito, ma che poi, piano piano si fa strada e si imprime con forza nei nostri sensi: il colore è più tenue e brillante, le forme regolari, il portamento assurgente. Sono piante dall’apparenza forte, ma nello stesso tempo delicata.
Il secondo è la semplicità del metodo, che si traduce nell’individuazione delle lavorazioni migliori, della distribuzione dei preparati e del compost, di un uso sapiente dei sovesci e di un’attenta percezione del luogo e delle sue caratteristiche. Tutto il resto è inutile, sovrabbondante, quando non dannoso. Troppo spesso, forse per mancanza di fiducia o per impostazione culturale e professionale, siamo presi dal cercare supporti e rimedi specifici alle tante problematiche che affliggono l’agricoltura e ci si dimentica che il processo biodinamico nella sua essenza è molto semplice ed efficace ed è molto è più semplice del tentativo di applicare processi di supporto alla coltivazione (concimazioni, trattamenti fogliari con prodotti più o meno naturali per il controllo dei parassiti) che sono figli di un’impostazione divisionistica ed illuministica che associa il vivente ad una macchina, il processo vitale ad una somma di processi separati e distinti, controllabili separatamente. Alla fine, però, quello che conta è il risultato, percepibile, diretto, inconfutabile: la struttura umica-colloidale del terreno che supporta la vita della pianta e ne regola i processi, in armonia con la vita che si rigenera a tutti i livelli, da quello minerale a quello animale, creando un ambiente sano, in grado di produrre frutti abbondanti e saporiti, che nutrono il nostro essere, rispettandone la natura fisica, vitale, animica e spirituale e, non secondariamente, anche il reddito dell’agricoltore. E questo è percepibile anche da un non addetto ai lavori e questo nell’azienda di Carlo si coglie con grande efficacia. Il nostro lavoro di tecnici, divulgatori e agricoltori può trovare nella sua testimonianza un impulso nuovo ad applicare questi principi, senza lasciarci distrarre dalle innumerevoli strade che quotidianamente si sovrappongono e ne annebbiano l’efficacia.
Grazie Carlo.