Lo scorso 16 Maggio su Il Fatto Quotidiano è uscito l’articolo “Xylella, ok al taglio selvaggio sulla base di analisi contestate” a firma di Laura Margottini.
La giornalista nella sua pagina facebook spiega così i contenuti del suo articolo sul Decreto Emergenza Xylella approvato in Senato nella seduta del 15 maggio (133 a favore, 95 astenuti, 5 contro) “che in teoria condanna a morte il Salento“.
Nell’articolo “si parla anche, finalmente, della prima pubblicazione scientifica sulla famosa correlazione batterio-sintomi. Dai dati del monitoraggio, risulta che 3.300 piante sintomatiche campionate nel 2017-18 sono risultate negative al batterio. Cioè sono sintomatiche, ma non sono infette da Xylella. Ora, 3.300 non sono poche.
Vogliamo ragionare sul perché sono sintomatiche, ma non infette? E come ci regoliamo? Le tagliamo o no?
In teoria no, visto che non c’è Xylella. Allo stesso tempo, circa 1.300 invece sono sane, cioè senza sintomi, ma risultano positive a Xylella. Sono cioè infette. Il monitoraggio si basa sul campionare una pianta per ogni 100m quadrati nelle zone cuscinetto e di contenimento. Se sono tutte verdi, se ne analizza solo una a caso. Se risulta negativa quella, non si taglia nulla e non si campiona più nulla in quei 100 m. Ma a rigore, ce ne potrebbero essere molte apparentemente sane, ma positive al batterio di cui non conosciamo l’esistenza. Secondo la legge, sarebbero da abbattere. Ma non possiamo individuarle. Le lasceremo quindi sul territorio a fare da serbatoio di Xyella per l’insetto che propaga l’infezione. E, in teoria, ci dovremmo tenere invece quelle disseccate, perché non infette, almeno nelle zone di contenimento e cuscinetto.
Qualcuno che se ne intende, mi spiega se e come tutto ciò possa essere scientifico, e quindi, efficace come controllo dell’epidemia?
L’agenzia europea per la sicurezza alimentare Efsa, poi, raccomanda di tagliare per evitare l’espansione dell’epidemia. Ma tra le specie che Xylella infetta, ci sono almeno una trentina di specie di erbe presenti nei fossi e nei prati di tutto il Salento. Quelle continueranno a fare da serbatoio di Xylella pure se abbatti tutti gli ulivi e reimpianti nuove varietà . Quindi, a questo punto, seguendo il ragionamento di Efsa, tagliare solo gli ulivi non serve a nulla contro l’epidemia; bisogna passare direttamente il Napalm e azzerare tutto ciò che è verde. Non lo so.
Ha un senso tutto questo? Ha senso abbattere 11 milioni di ulivi, tra cui moltissimi millenari, se comunque l’erba stessa resta a fare da serbatoio, anche per le eventuali varietà di ulivo che si vuole reimpiantare? Che lo stesso CNR (che è detentore del brevetto), dice che non può essere certo che non si disseccheranno? E un approccio che ha un qualche senso logico? A me continua a sfuggire.”
E Carlo Triarico, Presidente dell’Associazioe per l’Agricoltura Biodinamica, invitando tutti i lettori a condividere, così commenta le parole della giornalista:
“La scienza non è univoca. Da un lato combattere facendo terra bruciata, da un altro combattere con l’agroecologia. La prima via può prevalere solo con l’obbligo di legge che impedisce la seconda”.