di Stefano Andi
Lo sfondo su cui si sviluppa la pratica dell’agricoltura biodinamica, come Rudolf Steiner l’ha indicata durante il corso di Koberwitz nel 1924, è dato dal pensiero scientifico spirituale dell’antroposofia. Questo, che permette di sviluppare una coscienza chiara e acuta dei fenomeni naturali come manifestazione degli esseri e degli eventi spirituali soprasensibili, ha come uno dei suoi fondamentali presupposti l’ampliamento dello sguardo, sulle esperienze che l’uomo fa nella sua vita, a dimensioni planetarie e cosmiche. Questo lo si vede subito fin dalle prime conferenze di quello straordinario ciclo sull’agricoltura, in cui vengono tessute le relazioni fra sostanza della Terra e processi cosmici, fra sviluppo della pianta e vita dell’animale con i movimenti e le influenze planetarie. E perfino le pratiche concrete delle lavorazioni agricole biodinamiche sono giustificate e operanti solo in relazione agli eventi cosmici (la dinamizzazione, i preparati, ecc.).
L’aspetto che però più esprime questa dimensione allargata del rapporto dell’uomo con la Natura e la Terra, è quello del Paesaggio, inteso non come apparenza estetica sensoriale, ma come entità che abbraccia l’insieme di tutti i processi naturali di un determinato luogo, ma anche la stratificazione e la successione dell’opera degli uomini in quel territorio. Nonostante questa sua posizione centrale, mediana, tra coscienza locale, puntuale, e coscienza cosmica, periferica, il tema del Paesaggio non è molto approfondito e tenuto presente oggi nella conduzione dell’agricoltura, nemmeno in ambito biodinamico, rimanendo ancora un tema di studio tipico della pianificazione territoriale ed urbanistica, della politica del turismo o dell’estetica. E anche a livello delle scienze ecologiche rimane ristretto a un ambito piuttosto tecnicistico, biologico etologico. Ma quest’attenzione a poco a poco va crescendo.
Nell’ambito dell’ultimo convegno internazionale dell’Associazione di Agricoltura Biodinamica in Italia, svoltosi a Milano dal 25 al 27 novembre 2018 presso il Politecnico della città lombarda, i lavori di una sessione parallela all’interno dell’evento sono stati dedicati proprio al tema del “Paesaggio, risorse, energiaâ€. Chi scrive queste righe può dar conto qui dei lavori di questa sessione, avendovi collaborato come co-relatore, oltre ad aver assistito a buona parte dell’intero convegno stesso. L’impostazione iniziale della sessione, coordinata e moderata dal prof.arch. Antonio Longo, docente al Politecnico – Architettura Campus Leonardo, Dipartimento Architettura e Studi Urbani, è stata data dal prof.arch. Gianni Scudo, del Dipartimento Best della stessa Facoltà , il quale ha riportato l’approccio e i risultati di una ricerca, svoltasi proprio in un corso dell’ateneo, sulle evenienze ambientali e antropiche del territorio del Comune di Albosaggia in Valtellina. La ricerca, commissionata dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Sondrio e dalla Ersaf, ha voluto rintracciare i caratteri delle reti storiche e naturali del luogo (sentieri, insediamenti, caratteri naturalistici come corsi d’acqua, sorgenti, boschi, rilievi orografici, ecc.), per mettere in atto misure di riequilibrio ecologico e naturalistico, attraverso interventi mirati finalizzati soprattutto al reperimento di risorse ed energie locali. Attraverso una metodologia di analisi codificata e complessa si sono analizzati i dati reperibili nel presente di quanto era anche nel passato carattere geografico, in senso lato, del territorio, o ricostruendo attraverso tracce residue e dati documentali, quanto era storicamente presente, proponendone infine una rivalorizzazione attraverso il ricupero di specificità naturali e antropiche. L’impostazione del lavoro, di carattere olistico e attenta alle teorie ed esperienze degli ultimi decenni in campo territoriale (movimenti ambientali, ecoradicali, decrescita felice, scuola territorialista), fa tesoro di molte di queste ultime acquisizioni in chiave di sostenibilità energetica.
Questo approccio, benché ispirato da diverso orientamento, è stato ribadito anche da un terzo intervento (del secondo riferiremo più sotto), ad opera dei professori archh. Massimo Gasperini e Patrizia Tamburini dell’Università di Firenze, i quali sulla base delle impostazioni della scuola del prof. Saverio Muratori, hanno illustrato per sommi capi la sua applicazione in una ricerca riguardante territori appenninici delle provincie tosco-emiliane. Anche qui, la ricerca delle tracce materiali della storia su un territorio naturale con tutte le sue evenienze, ha ridato un’immagine sensibile dello stato fisico dei luoghi.
Inframmezzato fra questi due interventi, si è avuto modo da parte di chi scrive di presentare una diversa riflessione, tesa ad individuare il processo evolutivo che nella storia ha portato l’uomo da antiche esperienze e concezioni spirituali religiose della Natura a quelle odierne di tipo più tecnicistico e deterministico. La riflessione è partita da uno spunto dato dalla ‘lectio magistralis’ tenuta all’interno del convegno, la sera precedente, dal filosofo e sinologo francese Francois Jullien, il quale aveva confrontato le due concezioni del Paesaggio, quella occidentale con quella orientale cinese. Facendo risalire al pensiero aristotelico greco la concezione occidentale come separazione e contrapposizione fra Uomo e Natura, tra soggetto che osserva e pensa ed oggetto che viene conosciuto, tra io e mondo, Jullien aveva sottolineato l’opposta concezione orientale in cui la relazione uomo-natura è invece di totale adesione ed identificazione, relazione basata su processi naturali viventi, fluidi e mutevoli che avvengono in natura, che avvolgono l’essere umano, da cui anche egli è investito e in cui si perde. Jullien concludeva il suo interessantissimo quadro storico filosofico auspicando una comprensione reciproca fra le due impostazioni e uno scambio reciproco di esperienze.
L’intervento di Stefano Andi all’interno della sessione parallela di cui qui si riferisce, aveva l’intento di presentare nell’ambito dell’evoluzione dell’attività architettonica e di trasformazione del paesaggio, i frutti di tale polarità oriente-occidente, di cui la prima appartiene ad antiche forme di coscienza dell’uomo e la seconda tipica della coscienza e della civiltà moderna vigente; ma aveva poi l’intento di presentare, in sintonia con il carattere del convegno stesso, il senso della proposta dell’approccio goetheanistico di Rudolf Steiner. Come già anticipato, sempre da Stefano Andi, nella breve presentazione all’inaugurazione del convegno la sera del 25.11 alla Triennale, non si tratta di privilegiare né il modello cittadino funzionalista moderno, né quello agrario bucolico della campagna naturale, né l’ideale di sviluppo industriale e tecnocratico, progressivo e progressista, scientifico e riduzionista, ché è inverato nella metropoli moderna, né all’opposto quello ecologista e naturalistico di una immersione regressiva nelle forze e nelle “energie†naturali (emblematicamente: né la macchina, né l’animale); ma di individuare una immagine di Uomo che abbia al centro la coscienza dell’individuo libero e responsabile, che si estende sempre più in dimensione e profondità al livello del Paesaggio. Le modalità di osservazione e di confronto dei fenomeni sia esterni, naturali e artificiali, che interni all’anima dell’uomo, in pensieri, sentimenti e azioni, proposte dalla scienza dello spirito antroposofica consentono questo ulteriore passaggio di coscienza, che permette la nascita di una nuova esperienza anche di Paesaggio.
Sia consentito qui accennare, infatti, a quanto non è stato possibile aggiungere in merito nel prosieguo del lavoro nella Sessione parallela, dopo l’iniziale presentazione delle dinamiche storiche polari del rapporto uomo-natura e uomo-paesaggio. Anche qui lo spunto iniziale fu un’osservazione rivelatrice del prof. Scudo sul fatto che, nonostante ogni più raffinata e precisa indagine documentale e sul campo delle tracce fisiche materiali, del Paesaggio, di un luogo sfugga non solo l’essenza, ma anche una componente importante data per esempio dalle narrazioni, dai racconti, dalle leggende, dalle tradizioni orali e immateriali, elemento intrinseco e caratteristico proprio della storia e della natura dei luoghi. Di fronte a tale fondamentale osservazione, se vogliamo di apertura a diversi orizzonti di ricerca, ma anche di dichiarazione di impotenza da parte delle scienze analitiche moderne, si introduceva infatti la possibilità di accennare alla nuova impostazione scientifica spirituale e goetheanistica. La cosa riuscì solo come allusione embrionale, ma non fu possibile illustrarla né motivarla.
Come più volte accennato in altro contesto (vedi articoli in Rivista Artemedica, n. 47-53, Editrice Novalis, Milano) dietro il tema del Paesaggio sta una realtà vivente e operante di tipo soprasensibile, che la scienza dello spirito individua come una entità spirituale, di natura e coscienza sopra-umana, la quale adombra e sostiene, caratterizza le qualità , le vicende di un luogo, della sua popolazione, delle sue vocazioni e del suo destino. Il problema quindi della conoscenza e del rapporto con un paesaggio o una regione, sta nel cogliere, oltre alle varie manifestazioni sensibili del territorio che lo caratterizzano (tratti geografici naturalistici, insediamenti e infrastrutture storiche, antropiche e tecniche, ecc.), anche la sua essenza soprasensibile dinamica ed evolutiva. Questo è anche indicato, in particolare, per esempio da Rudolf Steiner quando nel Corso di Koberwitz parla della fattoria agricola come di una Individualità . Questo ideale concreto e reale del lavoro biodinamico mira a valorizzare e alimentare, attraverso la cura della terra e degli esseri naturali compiuta in forma cosciente e innalzata dall’uomo a lavoro sociale e cosmico, proprio questa dimensione soprasensibile, questa entità sopra-umana del Paesaggio locale. Questa prospettiva, nella Sessione parallela “Paesaggio, risorse, energia†non è stato possibile, come detto se non accennarla, lasciandola a future occasioni.
In chiusura di questa relazione sia concesso ancora accennare anche a un’altra parte del contributo che il Movimento di architettura organica vivente in Italia (in questo caso attraverso l’attività dello Studio Forma e Flusso di Milano) ha offerto al Convegno al Politecnico di Milano. Ci si riferisce qui infatti alla piccola ma densa mostra di architettura organica vivente allestita nell’atrio degli spazi dedicati al convegno nella Facoltà di Architettura: dodici pannelli a colori hanno illustrato, in due sezioni, da una parte le realizzazioni concrete di questa architettura a partire dagli edifici storici di Rudolf Steiner costruiti a Dornach in Svizzera (i due Goetheanum e gli altri edifici secondari), ma poi con l’illustrazione di alcuni importanti architetture che in Europa e nel mondo (ed embrionalmente anche in Italia) nei suoi cento anni di sviluppo hanno applicato i caratteri di tale impulso ai più vari campi delle attività umane; dall’altra parte una seconda sezione di pannelli ha illustrato alcuni pochi esempi di esempi di edifici e realizzazioni di tipologie agricole in architettura organica vivente soprattutto in Europa, accompagnate da un pannello sintetico su un aspetto particolare della ricerca goetheanistica nel campo della gestione dell’acqua come risorsa naturale oggi in condizioni critiche: i sistemi delle Flowforms e dello Oloid sono nuovi metodi tecnologici per la depurazione, ricupero, dinamizzazione e rivitalizzazione delle acque in natura e degli insediamenti umani.
Come riflessione, ed auspicio finale da parte di chi da anni si interessa del tema del Paesaggio in rapporto all’impulso dell’agricoltura biodinamica, dalla prospettiva dell’architettura organica vivente di Rudolf Steiner, qui si esprime la speranza che il mondo biodinamico, nell’alveo di un approfondimento scientifico spirituale dell’agricoltura includa anche la prospettiva dello sviluppo di idee e azioni concrete a favore di una nuova realtà di Paesaggio. Questo, come frutto del lavoro dell’uomo al corpo della Natura è costituito anche dalle componenti edilizie e strutturali, tecniche dell’ambiente agricolo. E l’impulso innovativo, coerente e fondamentale in quest’ambito può essere dato solo dall’architettura organica vivente. Pur comprendendo la ritrosia e il sospetto nei confronti degli sviluppi dell’architettura moderna, anche in ambito agrario, che hanno causato ferite e obbrobri, non è accettabile oggi nemmeno il permanere di nostalgiche e romantiche simpatie verso le forme tradizionali edilizie del passato (abitazioni, stalle, magazzini, ecc.) che sono ormai una pallida e folklorica imitazione di stili pseudo-romanici o similari. Pur riconoscendo la difficoltà di trovare un nuovo stile adeguato al paesaggio e alla campagna, e aderente ai bisogni funzionali di una moderna agricoltura, il tentativo di fecondare il paesaggio agrario contemporaneo con forme, spazi, colori che sostengano una coscienza moderna del contadino e le forze vitali della Natura e della Terra, tale tentativo va fatto!
Ai seguenti link è possibile leggere gli articoli sulle Sessioni Parallele che si sono svolte nel pomeriggio del 17 Novembre 2018 in seno al 35° Convegno internazionale “Innovazione e Ricerca. Alleanze per l’agroecologiaâ€
Mercati, certificazioni e filiere
Conduzione agroecologica e gestione della fertilitÃ